ASCHI e MARAVIGGHI di SICILIA
Pi nascita, dirittu, cardacìa
di li radichi a la storia
st’ammàttitu m’apparteni.
Sulu tri pilastri
ncucciati cu puzzulana d’amuri
e tennu ‘n-pedi un munnu.
Un jornu
russu sulu nna lu me calannariu
un ancilu
paratu ad arti a l’amu di li stiddi
m’addiccò
fu na vota e pi sempri
a li soi ali.
Successi.
E siddu nun fu spassu
preju ogni novu mercuri
pi ssu miraculu
e aspettu.
Zoccu autru pozzu fari?
Ammuttanu li staciuni
cu soli di coriu sempri novu
e allonganu, a botta a botta
la prucissioni di judici
manetti, tabbuti.
Ju zeru
ju laparderi
ju senza travagghiu
ju bucatu
ju sucasimula
ju l’Aids a tagghiu
ju mafiusu
ju cascittuni
ju nuddu spiragghiu
ju … nun lentu mai di bistimiari.
Autri a spassu.
Stu jornu macari.
Ssa frevi ammartuca li mei carni
e mancu un ponti
luci
pi sbraccari.
Mastru Lunniri, scattusu
addimura
e attocca a mia
nun pozzu fujiri.
Matri
sapi d’addauru, zorba, marvasia
lu ciuri spajulatu a la to sciara
e lu ciauru
di li naschi, lu sangu, lu senziu
nun si lava chiù.
FRAMMENTI e MERAVIGLIE di SICILIA
Marco Scalabrino
Per nascita, diritto, batticuore
dalle radici alla storia
questa combinazione mi appartiene.
Solo tre pilastri
saldati con pozzolana d’amore
e reggono il mondo.
Un giorno
festivo solo nel mio calendario
un angelo
spedito in avamposto dal cielo
mi avvinghiò
anima e corpo,
alle sue ali.
E’ accaduto.
E se non è stata burla
prego ogni nuovo mercoledì
ché questo miracolo si ripeta
e aspetto.
Cosa altro potrei fare?
Si susseguono le stagioni
con suole di cuoio sempre nuovo
e allungano una botta dopo l’altra
la processione di giudici
manette, casse da morto.
Io nullità
io parassita
io disoccupato
io a rischio Aids
io cicisbeo
io drogato
io mafioso
io delatore
io disperato
io … non smetto mai di bestemmiare.
Anche oggi
qualcuno perderà il lavoro.
Questa febbre fiacca le mie membra
e non un solo ponte
s’intravede
per superarla.
Mastro Lunedì, dispettoso
s’attarda
e spetta a me
non ho scampo.
Madre
sa di alloro, sorba, malvasia
il fiore scaturito dal tuo rovo
e il suo profumo
nelle narici, nel sangue, nei sensi
persisterà in eterno.
Posted by vivy82 on 23 novembre 2007 at 11:51 pm
sono di parte, ma il siciliano è una tra le lingue più belle e adatte alla poesia…
Posted by 1Nuscis on 23 novembre 2007 at 11:53 pm
Grazie del passaggio, Vivy82
Posted by anonimo on 24 novembre 2007 at 7:38 am
Un canto dai toni biblici, anche duro e asciutto nelle forme, che chiude le denunce e le attese con una bellissima strofa a Madre Sicilia.
Una ricchezza la poesia di Marco Scalabrino.
E conturbante la fotografia!
Grazie anche a Gianni dunque
Antonio
Posted by DanielaRaimondi on 24 novembre 2007 at 9:08 am
ci sono meraviglie che leggi e ti lasciano in silenzio, senza parole.
Bellissima questa poesia. Un vero peccato essere ‘una polentona’ e faticare assai con il siciliano. Ma anch’io sono di parte, e il siciliano e’ veramente una delle lingue piu’ adatte alla poesia. Mi piacerebbe molto sentirla recitata. Letta prima in italiano,poi in versione originale.
Complimenti sinceri, Marco, e grazie a Gianni per avercela proposta.
PS: Marco, potrei fra un po’ di tempo, pubblicare questa bellissima poesia anche nel mio blog? Grazie.
Posted by anonimo on 24 novembre 2007 at 4:35 pm
Grazie di cuore a Gianni, a vivy82, ad Antonio, a Daniela (che certamente ha facoltà di pubblicare il mio testo) per le generose parole rivolte al mio lavoro. A tutti i lettori del blog un cordiale saluto, Marco Scalabrino.
Posted by anonimo on 25 novembre 2007 at 11:20 am
Le prediligo in lingua, Giovanni, così per amore di musica.
ma bellissime.
(io poi, amo che si distendano, anche in orizzontale, questi versi narrano un’epica del cuore, non seguo sempre il versicolo, anche se italiano..lo so)
maria Pia
Posted by anonimo on 25 novembre 2007 at 3:44 pm
Bella proposta, Giovanni, e inaspettata per me nel tuo blog. Periodicamente ho un ritorno di fiamma per la mia lingua d’origine – e questa poesia riattizza la fiamma. Mi è venuto desiderio di leggere altre poesie di Marco Scalabrino.
Giorgio
Posted by 1Nuscis on 25 novembre 2007 at 6:32 pm
Carissimi Antonio, Daniela, Maria Pia e Giorgio, sono felicissimo di trovarvi qui a commentare il testo di Marco che, come oservano giustamente Daniela e Maria Pia, andrebbe letto in originale. (Prezioso anche il suo punto di vista di mari Pia sulla misura del verso utilizzato, una varticalizzazione, nell’intenzione dell’autore, forse funzionale a una sua maggiore cantabilità ). Questo testo di Marco – che ringrazio e saluto – è tratto dalla sua ottima raccolta “TEMPU, palori, aschi e maravigghi” che ho avuto l’onore di commentare su Italia Libri qualche anno fa.
Giorgio – davvero una bella sorpresa trovarti qui – ti devo la poesia di Buttitta, da te postata qualche settimana fa su LPELS, che ho riportato pari pari sul mio blog.
Un abbraccio.
Giovanni
Posted by frontespizio on 26 novembre 2007 at 11:19 am
Il sapore della lingua ha la magìa particolare dei luoghi e provo a entrarci con la lettura, ma non riesco a cogliere tutta l’intensità, nonostante l’italiano.
Grazie. Michele
Posted by 1Nuscis on 26 novembre 2007 at 1:46 pm
Un certo mondo è esprimibile solo con certe parole, e non con altre. La traduzione deve aiutare ma restando, possibilmente nella lingua – e dunque nel mondo – d’origine.
Grazie Michele, un caro saluto.
Giovanni
Posted by abend6 on 26 novembre 2007 at 3:18 pm
E’ un canto particolare. Hai ragione Giovanni, la lingua è il sale della memoria, delle storie degli uomini e dei luoghi. Bello comunque condividere queste sensazioni.
Luisa
Posted by 1Nuscis on 26 novembre 2007 at 11:19 pm
Grazie, Luisa, del passaggio.
Un caro saluto.
Giovanni
Posted by irazoqui on 30 novembre 2007 at 11:16 pm
non l’ho capita tutta ma mi è piaciuta tutta.
Posted by 1Nuscis on 1 dicembre 2007 at 2:58 pm
grazie, irazoqui, del passaggio.
un saluto. giovanni