Archive for giugno 2009

Un sogno comune…?

Piero Gianuzzi Il molo n 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piero GIANUZZI

"Il molo n. 2"

 

 

Finirà anche questa pietosa stagione politica, e credo che in molti ci si aspetti, giunto quel momento, non un semplice “buon programma di governo” e “valide strategie elettorali”, per il futuro. Una società martoriata come la nostra – sullo sfondo di una questione morale quasi ogni giorno sotto i riflettori della stampa nazionale e straniera – dalla crescente povertà e precarizzazione, seppure globale, da leggi volte ad evitare al premier processi e possibili condanne penali, da leggi elettorali che hanno tolto al cittadino il diritto di scegliere direttamente i candidati, per attribuirlo alle segreterie dei partiti, da una serie di norme mirate ad imbrigliare la magistratura, a limitare il diritto di libera espressione, informazione e comunicazione attraverso la Rete e le tivù pubbliche, a imporre una fonte energetica, il nucleare, bocciato con un referendum vent’anni fa, a smantellare la pubblica amministrazione a cominciare dalla scuola pubblica, con licenziamenti, esternalizzazioni di servizi e trasferimenti massicci di risorse al settore privato – ha infatti bisogno di qualcosa di più.
Si sente forte il bisogno di un ribaltamento di destino – quello disegnato da pochi a svantaggio dei molti – attraverso un progetto coraggioso, chiaro nelle finalità e largamente condiviso; un progetto onesto e deciso che voli alto, che sappia unire le componenti sociali dentro nuovi equilibri che garantiscano, a tutti, un’esistenza dignitosa senza intollerabili sperequazioni e senza togliere, oltre misura, a chi molto possiede; un progetto a livello mondiale che dalle ceneri del liberismo e del capitalismo morenti sappia rigenerare speranze e almeno qualche sicurezza, nella vita: nel lavoro, nel soddisfacimento dei bisogni primari (sufficiente alimentazione, una casa che tutti dovrebbero avere senza essere strangolati dai mutui, un’istruzione fino al più alto grado) in una rinnovata etica dei consumi e nell’utilizzo delle risorse naturali e sociali; un progetto globale che sia di riferimento ai governi nazionali e locali; un progetto che ponga tra le priorità l’aiuto costante e massiccio ai singoli e alle popolazioni bisognose, mettendo in conto interventi internazionali per reprimere dittature e guerre sanguinarie.
Un progetto che non possiamo più considerare un sogno, ma un bisogno, urgente, indifferibile, che passa non attraverso il miraggio di un arricchimento materiale ma attraverso la consapevolezza di parziali e inevitabili rinunce a qualcosa, per l’effetto di una maggiore giustizia sociale; un progetto che troverebbe, inevitabilmente, molti nemici e, per contro, un numero vastissimo e crescente di sostenitori.
Non spetta a noi cittadini stabilire i termini esatti di un simile progetto, che richiederebbe conoscenze e competenze adeguate, e forze e gambe e sinergie per camminare e superare i molti ostacoli. A noi compete maturare e sviluppare questo sogno di radicale cambiamento, la sua urgenza, e, eventualmente, urlarlo, propagarlo, reiterarlo. Sorprende che non s’intraveda nulla di tutto questo, pur essendo da molti auspicato; che continui a imperversare solo una piccola politica chiusa e autoreferenziale, all’insegna del tirare a campare e del rimpallo di responsabilità, senza una propria forza ideativa e propulsiva; una politica che nulla azzarda. Quante legislature passeranno prima che la classe politica, ipertrofica e strapagata, rinasca e faccia propri lo sdegno e le aspettative di chi confida in loro? Quante legnate sulla schiena e sui denti gli elettori, allo stesso modo, dovranno ancora prendere perché voltino le spalle a chi alimenta in loro soltanto i peggiori istinti, perpetuando piccoli e grandi egoismi? Dal cuore o dalla ragione la certezza, ormai, che non può esserci serenità e benessere individuale in mezzo alla sofferenza e all’indigenza degli altri.

“La parola data”. Presentazione.

laparoladata

Libreria Dessì – Mondadori          Associazione Verba Manent

 

 

Il 18 giugno 2009 a Sassari alle ore 18,00

presso la libreria Dessì – Mondadori

Largo Cavallotti 17

 

 

Presentazione del libro di poesie

 

“La parola data”

di

Giovanni NUSCIS

 

Coordina la serata

Gianfranco Chironi  – presidente di Verba Manent

 

Introduce

 

Antonio Fiori – poeta

 

§§§

 

Marc Porcu – Poesie (1)

Vieilles femmes de Sardaigne

Elles ont vidé l’eau des fontaines
Et sculpté leur visage en des miroirs de glaise
Loin des reflets aux trahisons certaines
Sans le regard d’un faux jour qui pèse
Où perche la parole au bord de l’effritement.


Elles ont brûlé leurs doigts
A l’arête des pierres
Limé leurs ongles
Aux écailles du ciel
Et dans leur main fermée
Tremblent
L’ombre des bois
Le gong des artères
Et les ruisseaux de fiel.

Cicatrices d’argent élargies de soleil
L’haleine du silence aux soies des plaies cousue
Par l’épine du figuier de barbarie vêtu
Aux rails de sang sec sur des bavures d’acier.

Sous les pans de la nuit
Glissent leurs cheveux de neige
Saupoudrée par le temps
En ce pays torride
Et de leurs jupes longues
Dépliant les falaises

Noircies de veille à la lueur des morts
Repoussent le rêve encore
De dissoudre le sel de leur ventre
De l’absoudre au grés compact des marées
Sous la croix étoilée d’une mer emmurée.

*

Vecchie donne di Sardegna

Hanno vuotato l’acqua delle fonti
E inciso il viso sopra specchi di creta
Lontano dai riflessi di sicuri tradimenti
Senza lo sguardo di un giorno falso che pesa
Dove ai bordi della rovina la parola si annida

Hanno bruciato le dita
Agli spigoli della pietra
Limato le unghie
Alle scaglie del cielo
E trema
Nelle mani serrate
L’ombra dei boschi
Il gong delle arterie
E i ruscelli di fiele

Cicatrici d’argento dilatate dal sole
Alito di silenzio cucito dalla spina
Del ficodindia vestito di barbarie
Alla seta delle piaghe alle rotaie
Di sangue disseccato su sbavature d’acciaio

Sotto i lembi della notte
Scivolano i loro capelli di neve
Sparsi dal tempo
In questo paese arroventato
E dalle le lunghe gonne
Dispiegando le scogliere

Annerite di veglie alla luce dei morti
Respingono ancora il sogno di dissolvere
Il sale del loro ventre
Di assolverlo all’arenaria compatta delle maree
Sotto la croce stellata d’un mare murato vivo

*

Recluses entre paupières
Et mémoires
La gorge offerte avec son poids de vigne
Quand l’étranger y mord
Leur espace gisant
Entre les points cardinaux de la souffrance.

Gardiennes de mon pays
Bafoué de désir
Pour vous
et l’olivier qui regarde la mer
Dans l’attente tordue de ses bras grands ouverts
La force
A l’étranger parmi l’ombre des femmes
A l’enfant révolté par la douleur des mères
D’assassiner DIEU un jour en plein midi
Quand l’air tremble au bord de l’agonie
Jour de marché sur la place publique
Entre criée de l’aube
Et bouche affamée pleine d’un fruit pourri.

La force
A l’un ou l’autre
Sans espoir au trépas
Exilés volontaires
Sachant bien qu’ici bas
Est la seule lumière
Et que le jugement
N’est jamais hors du temps.

Ce jour voyant DIEU mort
Parmi les invendus
L’inventaire de la terre
Sera beaucoup plus clair
Sans ave sans remords
Nue devant l’inconnu.

*

Recluse tra palpebre e memoria
Il seno offerto col suo peso di vite
Quando lo straniero vi morde
Il loro spazio che giace
Tra i punti cardinali della sofferenza

Guardiane del mio paese
Beffato dal desiderio
Per voi
E per l’ulivo
che guarda il mare
Nell’attesa contorta delle sue braccia spalancate
La forza
Allo straniero tra l’ombra delle donne
Al ragazzo
In rivolta per il dolore delle madri
Di assassinare DIO un giorno in pieno sole
Quando l’aria trema al limite dell’agonia
Giorno di mercato sulla pubblica piazza
Tra vendite dell’alba
E bocche affamate piene di frutta marcita

La forza
All’uno o all’altro
Senza speranza nel trapasso
Esuli volontari
Sapendo bene
Che quaggiù soltanto
È’ l’unica luce
E che il giudizio
Non è mai fuori tempo

Quel giorno vedendo DIO morto
Tra le merci invendute
L’inventario della terra
Sarà molto piu chiaro
Senza ave né rimorsi
Di fronte all’ignoto Nudo

*

La peine de ce crime pour une résurrection
Ce léger fait divers
En mon pays d’été
Pour que l’eau aux fontaines ressource la beauté
Pour que les pierres brûlantes se noient en son regard
Pour que les doigts oublient toute idée de clôture
Et se consacrent enfin aux caresses en retard
Pour que le sel des ventres étincelle dans l’ombre
Et guide les amants aveugles jusqu’alors
Pour que la plaie fermée sur le temps du malheur
Ne soit que souvenir sur un vieux corps qui meurt.

Que le jeu d’un rayon de soleil
Et d’un cristal de givre
Fasse un collier si riche à ces esclaves libres
Pour qu’elles s’offrent leur vie au lieu de la souffrir.

*

La pena di questo crimine per una resurrezione
Questo piccolo fatto di cronaca
Nel mio paese estivo
Perché l’acqua nelle fontane faccia risorgere la bellezza
E le pietre riarse anneghino nello suo sguardo
E le dita dimentichino ogni idea di chiusura
Consacrandosi finalmente alle carezze rimandate
E il sale delle viscere risplenda nell’ombra
E guidi gli amanti ciechi fino allora
Perché la piaga richiusa sopra un tempo di disgrazia
Non sia che un ricordo su un vecchio corpo che muore

Che il gioco di un raggio di sole
E di un cristallo di brina
Faccia una ricca collana a queste schiave liberate
Per offrirsi la vita invece di soffrirla.

Marc Porcu

(Traduzione dal francese di Giovanni Dettori)