Archive for the ‘divagazioni’ Category

I GOVERNI DEI TROPPO POCHI

Di Giovanni Nuscis

C’è un‘emergenza democratica, in questo Paese, se vota ormai poco più del cinquanta per cento degli aventi diritto, se a governare sono coalizioni politiche elette dal venticinque per cento degli aventi diritto, se dodici milioni e seicentomila votanti (questi i voti ottenuti alle ultime elezioni politiche dalla coalizione vincente) possono imporre a cinquantotto milioni e ottocentocinquantamila persone (i residenti in Italia all‘1.1.2023) i loro valori, la loro volontà, le loro soluzioni, i loro uomini ai vertici delle istituzioni e delle più importanti aziende pubbliche? Continua a leggere

2 GIUGNO 2020. QUALE FESTA?

Dovremmo aver capito che non può esserci res publica se i beni e le istituzioni che caratterizzano la res non appartengono in realtà a tutto il popolo né sono gestite da tutto il popolo, attraverso i suoi rappresentanti.

Se alcune forze politiche sono riuscite – con un perfido meccanismo elettorale – a garantire solo a loro e a pochi altri l’accesso alle istituzioni, impedendolo ad altri  – pochi o molti, nuovi e meno nuovi – dov’è la res publica? Con l’immancabile giustificazione della governabilità del Paese, della stabilità e solidità organizzativa dei partiti e delle istituzioni; contenendo, secondo loro, con la previsione di soglie elettorali, i rischi della frammentazione del panorama politico. Continua a leggere

1° MAGGIO 2020 – UN MONDO MIGLIORE E’ POSSIBILE

Cosa augurarmi e augurarci in questo giorno e per quelli a venire?

 

-Convivere con l’epidemia senza rischiare la salute e la vita

-creare le condizioni di sicurezza per tutti i lavoratori, con protocolli puntuali, chiari, e i necessari controlli affinché vengano rispettati

-incrementare il lavoro agile (smart working) là dove è possibile (riduce i rischi di contagio, armonizza il lavoro con la vita privata e familiare, contiene l’inquinamento, consente un risparmio notevole di risorse)

-resteranno tantissime persone senza lavoro…

-andrebbe perciò ridotto l’orario di lavoro per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati a parità di retribuzione, creando cosi lavoro per le persone rimaste senza, con contratti a tempo indeterminato

-potenziamento degli organici di tutti i presidi sanitari

-sussidi immediati per tutti coloro che non hanno lavoro né reddito, regolari e irregolari

-un immediato piano di conversione ecologica dell’economia (creazione di un tavolo di consultazione per il Governo di cui facciano parte i massimi esperti del settore)

-diversificazione dei sostegni alle imprese a seconda che siano in linea o meno con le linee indicate dal Governo per la conversione ecologica

-nazionalizzazione, senza impedire la concorrenza privata, delle attività di trasporto, di quelle riguardanti l’energia, le telecomunicazioni, l’acqua pubblica, il credito

-previsione di un’imposta patrimoniale per tutti i redditi superiori ad un certo importo annuo; modulazione dell’Irpef in modo che tutti possano “concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Ricordando che “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività (art. 52 Cost.)

-contenimento delle retribuzioni del personale politico e dei dirigenti pubblici superiori ad un certo importo annuo

-creazione di un grande ministero per le infrastrutture che costruisca e curi la manutenzione di tutte le opere pubbliche; direttamente, senza più appalti, assumendo nei territori tutto il personale necessario a partire da chi ha perso o perderà il lavoro a causa della pandemia

-riforma della pubblica amministrazione per la riduzione dei tempi e la semplificazione di tutti gli iter procedimentali, con un lavoro di elaborazione che veda coinvolti, oltre agli esperti, anche rappresentanze dei lavoratori degli enti interessati;

-avviare e tenere in vita un’attività economica non deve essere più un problema per nessuno.

“QUI SI (RI)FÀ LA DEMOCRAZIA O SI MUORE. PER UNA NUOVA PRATICA DEMOCRATICA” di Giovanni NUSCIS

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Il 9 e 10 gennaio si è tenuto a Bologna un incontro nazionale organizzato dall’associazione “PrimaLePersone, per l’Assemblea Permanente” dal titolo “Dalla rappresentanza politica all’autorappresentanza del mondo sociale”.

 

Chi ha partecipato all’incontro di Bologna, come lo scrivente, ha avuto la conferma che si sia imboccata finalmente la strada verso una qualità di relazioni e di pratiche politiche autenticamente democratiche, nel confronto e nelle decisioni. Senza per questo sottovalutare le difficoltà e le resistenze nel passaggio tra il sistema politico attuale (antidemocratico, corrotto, liberticida) e quello auspicato (inclusivo, aperto, fortemente etico, coerente con lo spirito e i principi della Costituzione repubblicana).

E come in ogni fase storica di decadenza – in larga parte segnata, nel nostro caso, dal modello economico impostoci (quello neoliberista, forte anche del condizionamento dell’informazione e del sistema culturale) che genera guerre, povertà, distruzione, avvelenamento dell’ambiente, spreco e depauperamento di risorse –  il seme di questa società in metastasi dovrà necessariamente morire perché si generi nuovo frutto. Continua a leggere

25 aprile 1945. Settant’anni dopo…

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Cosa sta accadendo se in tanti ci ritroviamo a cingere affettuosamente col pensiero, dopo settant’anni, quegli artefici (per lo più inconsapevoli?) di pace e di civiltà, pensando ai loro pugni chiusi o ai palmi e agli sguardi protesi al cielo e al futuro, al loro lavoro sporco, alle poche, salde parole che hanno animato milioni di braccia, negli anni, e un’attesa  di giustizia che ancora oggi – pur confusi, stressati e impoveriti – ci pervade? Il mondo si è fatto liquido, e nel cambio incessante di scenario cerchiamo i pochi punti fermi che ci restano, guardando a ritroso.

In un tempo sovraccarico di eventi, vorticoso e in presa diretta, che trasforma le nostre esistenze, non il presente, questo presente, può darci la misura e il senso del nostro esserci.
Qualche giorno fa, a Sassari, Gustavo Zagrebelsky in tema di globalizzazione ha parlato di cornici venute meno e dell’impossibilità, pertanto, di costruire un ordito organizzativo sociale, politico, culturale; cornici senza le quali tutto si confonde e disperde, tutto diviene impossibile. Zagrebelsky ha parlato anche di dittatura del presente che impedisce alla politica di porsi dei fini alti, di elaborare progetti sociali con immaginazione e creatività. Una politica destinata pertanto a restare nella contingenza, nel pesante e vacuo groviglio dell’ordinaria amministrazione.
Le prime cornici ad essere saltate, a ben vedere, sono quelle individuali, interiori, identitarie, che se da un lato ci fanno sentire espansi e onnipresenti, in realtà, ci chiudono nella gabbia di un presente pervasivo e schiacciante, marginalizzando in noi la memoria delle esperienze passate (personali e sociali), rendendo arduo il sognarci oltre l’oggi e dentro un progetto ed un modello di vita migliore dell’attuale. Continua a leggere

Gesti estremi

Darsi fuoco è gesto di chiusura estrema: alla propria storia, ai propri cari, alla possibilità di un miglioramento della propria condizione. Sono tanti, troppi coloro che maturano questa scelta. La comunità ha perso la sua capacità di accogliere chi è in difficoltà, chi è o chi si ritrova di colpo inadeguato alla crescente complessità della vita. I semplici, gli emarginati, i deboli sono diventati un peso. Allontanatici dal gioco sfavillante degli specchi mediatici, saltati via come una sottile vite dall’ingranaggio implacabile del lavoro, o della cura familiare e sociale ci ritroviamo soli e nudi. Se le istituzioni non capiranno la necessità di compiere “gesti estremi” di natura politica, utilizzando le risorse disponibili per creare in via diretta nuovo lavoro o dare un reddito di esistenza a tutti i bisognosi, gesti disperati contro sé stessi o contro gli altri si moltiplicheranno. Continua a leggere

Buon 1° maggio! Un proposta per creare nuovo lavoro

Sul lavoro il nuovo Governo, leggendo le anticipazioni del neo premier e del ministro dell’economia, parrebbe accingersi a riproporre vecchie e ingannevoli ricette neoliberiste, che lungi dal creare nuova e valida occupazione (a tempo indeterminato e ragionevolmente risolutiva per i milioni di disoccupati e inoccupati) continueranno a sottrarre risorse pubbliche a vantaggio di imprese e banche. E’ necessario invece rompere con politiche inefficaci, pensando nuove forme di lavoro e con esso un nuovo modello sociale ed economico, nell’ottica di una più equa distribuzione della ricchezza e di un benessere diffuso.

I.     E’ in atto una guerra dura e inapparente per il permanere di un’egemonia economico finanziaria, in Italia come  nella maggior parte del pianeta. La posta in gioco è il denaro pubblico, i beni comuni e quelli personali di milioni di persone. I miliardi di euro, innanzitutto, di tasse ed imposte sempre più stritolanti per la maggior parte della popolazione; e il patrimonio immobiliare degli enti pubblici che si vuole svendere (terre e immobili demaniali, monumenti etc.) col pretesto di ridurre il debito pubblico; beni comuni come l’acqua, l’ambiente, la terra. Ma anche le risorse personali dei privati, che l’eccesso di tassazione, l’aumento incontrollato dei prezzi, il bisogno disperato di liquidità, la schiavitù del gioco d’azzardo, delle droghe, della prostituzione strappano via per andare a incrementare, in buona parte, i conti bancari di potenti lobbies o gruppi malavitosi; in modo spontaneo o attraverso il braccio impietoso degli enti di riscossione, o della giustizia civile. Continua a leggere

25 aprile 2013. Liberazioni

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La seconda guerra mondiale e i suoi 443.000 morti, tra civili e militari. E la fine di una lunga dittatura e dell’occupazione dei tedeschi, dopo violenze, miserie e distruzioni. Questo è il 25 aprile: il ricordo di una tragedia immane e della sua conclusione. Non per merito di tutti gli italiani, ma grazie all’impegno di circa 130.000 donne e uomini. Pochi , su una popolazione di 45 milioni di abitanti. Il 25 aprile ci ricorda perciò anche altro, il nostro lato oscuro di uomini, prima che di italiani, con la nostra incoerenza e leggerezza insanabili: nell’inneggiare prima al duce e alla guerra, in piazza Venezia, per poi  insultarne il  corpo appeso, in piazzale Loreto. L’Italia degli stadi, di Domenica in dei tg1, dei canali Mediaset, del me ne frego, del non voto, da una parte; e dall’altra, quella impoverita delle piazze e dei cortei, sobria e capace di rinunciare e, allo stesso tempo, consapevole delle ragioni e delle responsabilità. La storia è spesso mossa da ambiziosi e narcisisti, ma anche da donne e uomini fuori dal coro, incuranti delle conseguenze delle  loro parole ed azioni, pur di affermare principi di verità e giustizia, e di metterli in pratica. Il 25 aprile è l’esclusivo dono di questa seconda categoria di persone, cosi come lo è la Carta costituzionale.    Continua a leggere

Il cammello dei saggi

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Il Paese, anche se il termine può non piacere, è commissariato da un anno e mezzo, un tempo enorme rispetto ai gravi problemi economici e sociali e alla “ragionevole durata” della vacanza democratica.  Una scelta che se anche ha ridato credibilità al Governo italiano, all’estero, si è però rivelata nefasta per l’economia e per i diritti individuali violati, non diversamente dalle precedenti politiche del centro destra;  scelta che però allora non si poteva evitare, tanto che la decisione di Napolitano era stata salutata come una sorta di Liberazione, festeggiata come tale da milioni di italiani estenuati dagli scandalosi governi Berlusconi. Continua a leggere

Conclave

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E’ l’invadenza mediatica a fare di tutto e tutti carne di porco? Anche un conclave e i suoi riti vengono così  sfiorati o investiti da parole come finanza, Ior, pedofilia, lobbies, trafugamento, complotti, avvelenamenti, spionaggio. Con pronostici da bar: “Scola, cinquanta voti!”

I cardinali tra i quali sarà scelto il prossimo pontefice  ci appaiono sui media con volti talvolta duri, terragni, con battute e modi sbrigativi.  Non diversi da quelli di  notabili laici sotto le vesti ecclesiali: banchieri, avvocati, docenti, magistrati, imprenditori, medici…  Niente o quasi che ci ricordi, visti così, la santità (la fisiognomica e la gestualità hanno il loro peso!),  il raccoglimento, la sofferenza, la bontà, la vicinanza agli umili. Continua a leggere