Archive for giugno 2010

“Tra spirito e respiro” di Luisella PISOTTU

campagna C’è rispondenza tra il titolo e le poesie di questo secondo libro di Luisella Pisottu; tra lo sguardo sul mondo  e l’interiorizzazione dei suoi chiaroscuri; un mondo che è natura e dono, da godere con pienezza,  e che si fa anche sfondo e simbolo al succedersi dei giorni e degli eventi, all’alternarsi degli stati d’animo. Il poeta, sembrano suggerire questi versi,  è uno dei tanti, e dei tanti ha i medesimi sentimenti e pensieri, con specialità di canto ché quelli dei propri simili sa riassumere ed esprimere meglio di altri; senza nulla escludere, sul piano tematico, come in questa raccolta, compreso dunque il sogno di un mondo senza più ingiustizie e sfruttamento.
Sguardo che sa contemplare la calma bellezza quanto l’infrangersi dell’armonia, dell’equilibrio al quale siamo sospesi: “L’estate è questa pura passione di corpi/abbracciati alla sabbia, al mare,/ad altri corpi.”  L’inverno cancella,/raggela ogni sogno.” Ecco che la parola si fa conforto al dolore: “Anziché lacrime, lascio cadere/parole, non fanno male…” La parola è preghiera silenziosa (“So che passa, mi basta scrivere/che già ritrovo il filo della preghiera.”), sancisce la fede che non fa disperare:  “Tornerà primavera, rondini a/punteggiare il cielo, a suggerire/al vento il tempo della tregua.” (GN)

*

Anima
 
Spazio vuoto, concavo, capace.
Movimento obliquo, sinistro, incessante
preme e preme, vuole uscire
l’anima, chiede voce
estranea a sillabe rubate,
ancorata ad un quando indefinito.
 
Astri nella mente.
 
Perché scrivere? Vivere?
Accendere simboli, fiaccole nella notte?
Sondare l’abisso invincibile
l’animo senza luce.
A tentoni scovare un senso, nesso
tra spirito e respiro.
 
Calamitare a sé l’amore?
 
*
 
Polvere
 
Sistemano sedie nel cielo
impalcature di orgoglio e sudore
pensano piano, tacciono. E salgono.
 
Giornate madide, impregnate di polvere.
Alla sera tornano, abiti sporchi
le scarpe stanche, i muscoli stirati
dal vento.
Ridono forte. E piangono, in silenzio.
Tacere per sopravvivere. Piegare i sogni
dentro un portafoglio vuoto.
 
Incontrarsi all’alba in un rifornitore
farsi scegliere come asparagi.
Chi resta è senza  lavoro.
Gli altri vanno. Verso mal pagate fatiche.
E se va male ad un volo.
 
*
 
Lascio cadere parole
 
Anziché lacrime, lascio cadere
parole, non fanno male
riempiono lettere uscite
d’un fiato, sospiro d’un altro dire.
Fortuna che esistono
 
il silenzio a volte duole.
Preferisco sciogliermi e poi danzare
tra le parole. Senti? Cantano!
 
Cantano uccelli nel giardino
Che era prigione, alzatosi
Il volo della natura, scompaio
mi dissolvo.
 
*
 
Preghiera
 
Senza rumore, né spargimento di sangue
solo silenzio il vuoto, banale.
So che passa, mi basta scrivere
che già ritrovo il filo della preghiera.
Si esaurirà tardi molto tardi,
la penna sola.
 
*
 
Stagioni
 
Pilastri di freddezza, il nido chiuso
sfilacciato dalla cinciallegra
che altrove ha costruito casa.
Tornerà primavera, rondini a
punteggiare il cielo, a suggerire
al vento il tempo della tregua.
 
*
 
Estate
 
Una lingua di sole lambisce una
giornata che muore, la scalda di
desideri. Infinite strade
portano alla notte.
 
La luna un’amaca
fa vane promesse.
L’estate è questa pura passione di corpi
abbracciati alla sabbia, al mare,
ad altri corpi. L’inverno cancella,
raggela ogni sogno.
 
La luna promette.
 
*

tra spirito e respiro
Luisella PISOTTU
Tra spirito e respiro
Albatros, 2010
Postfazione di Flavia Weisghizzi
Nota di Gianmario Lucini

*

Luisella Pisottu è nata nel 1967 a Sassari dove vive e lavora.
E’ la sua seconda raccolta poetica dopo “In vortice obliquo” (Il filo, Roma 2007).
Ha un suo blog personale: www.luisellapisottu.splinder.com

 

Le limitazioni sulle intercettazioni telefoniche e sull’informazione

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Anche sul blog La poesia e lo spirito

IO DICO NO
A QUESTO PROVVEDIMENTO
PER NON CONFONDERMI CON CHI L’HA VOLUTO O LO ACCETTA COL SUO SILENZIO

*

Un intervento di Gustavo Zagrebelsky uscito su Repubblica.

Il parere dell’Osce, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che ha chiesto all’Italia di non approvare il ddl di riforma delle intercettazioni.

Il documento di denuncia dell’Associazione Nazionale Magistrati sui gravi danni che deriverebbero dall’approvazione definitiva del provvedimento.

Le conseguenze del provvedimento sulla gestione dei siti e dei blog riassunte in un intervento di Jan Reister pubblicato su Nazione Indiana.

Generazioni

vampiri

 

I nonni conobbero le guerre ma non lo Stato
nati in comunità bastevoli a sé stesse
dove la bocca s’avvicinava ad altre
serenamente per sfamarsi.
Conobbero villaggi e campagne immutate
per secoli coi loro silenzi e profumi.
I padri conobbero la fame e di lì a poco
lo sviluppo esploso in galassie
di beni e servizi inimmaginabili,
serbando il ricordo del ventre insaziato
di una vita fatta di poche cose necessarie.
Ma i nipoti sono spuntati fuori da una glassa
dolciastra e appiccicosa che è ormai
impossibile levargli, basta che muovano un dito
o un passo per impiastricciarsi di nuovo.
Si divorano cose e persone,
e il loro amore che s’avvede di rado
dietro infinite richieste
dei denti affilati del vampiro,
mai sazio, che cerca inquieto,
senza un sorriso, fresca linfa.
Gli lasceremo avvicinare la bocca
all’ultimo frutto rimasto sull’albero
con la cattiva coscienza di padri
scaricheremo la colpa.

Riviste: Zeta Filosofia (N. 6)

 E’ appena uscito il N. 6 della rivista Zeta Filosofia – Territori delle idee, edita da Campanotto Editore (Udine).
E’ una rivista in formato tabloid, diretta da Giusi Maria Reale.
Il Comitato scientifico è composto da intellettuali di chiara fama nel mondo scientifico e culturale italiano e straniero: Paul Braffort, Denis Duclos, Gianfranco Draghi, Adriano Marchetti, Margherita Pieracci-Harwell.
La Redazione è formata da: Rita Fulco, Lorenzo Gianfelici, Costantin Pricop, Giusi Maria Reale.
 
Il tema del nuovo numero è:
Media, multimedia, globalizzazione: democrazia insostenibile?
 
Collaboratori del numero 6:
 
Philippe Breton,  professore al CNRS di sociologia al Laboratoire de sociologie de la culture européenne a Straburgo. E’ inoltre storico dell’informatica e osservatore critico delle tecnologie della comunicazione. I suoi studi vertono principalmente sull’antropologia della parola, delle tecniche di comunicazione e delle pratiche dell’argomentazione.
 
Yves Charles Zarka, professore di filosofia politica all'Université de Paris Descartes (Sorbonne) e direttore della rivista  Cités (PUF). E’ ricercatore al Centre National de la Recherche Scientifique e al Centro di Storia della Filosofia Moderna. Nel 1999 ha ricevuto la medaglia di bronzo del CNRS per il suo trattato su Hobbes "La décision métaphysique de Hobbes", encomiato anche dall'Académie des Sciences Morales et Politiques dell'Istituto di Francia.
 

 

Danilo Zolo,professore di Filosofia del diritto e di Filosofia del diritto internazionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Firenze. E’ stato Visiting Fellow nelle università di Cambridge, Pittsburgh, Harvard e Princeton. Nel 1993 gli è stata assegnata la Jemolo Fellowship presso il Nuffield College di Oxford. Ha tenuto corsi di lezioni presso università dell'Argentina, del Brasile, della Colombia e del Messico. Coordina il sito web Jura Gentium, Center for Philosophy of International Law and Global Politics.

 
 

L’illustrazione è di Solveig Albeverio-Manzoni: Ishtar terra terra.

 
 

Vivalascuola. Basta alla scuola precaria

14 e 15 giugno, sciopero degli scrutini contro i tagli
 alla scuola pubblica e lo smantellamento del tempo pieno
alle elementari. Sciopero anche contro la manovra economica che decurta
di una cifra dai 29.000 ai 42.000 euro gli stipendi  degli insegnanti e cancella il debito di oltre un miliardo dello Stato verso le scuole.

*

Verità e menzogne sullo smantellamento della scuola pubblica su un post a cura di Giorgio Morale pubblicato sul blog La Poesia e lo spirito


http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/06/14/vivalascuola-51/#comment-77407

“Tra disastri e desideri” di Marco STATZU

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Marco Statzu, giovane sacerdote e teologo, nella poesia rivive e traduce la propria vita.
“ E’ poesia vissuta ”, ci dice in un verso: la chiamata, la riflessione teologica, l’amore per la natura, gli incontri emblematici, le forti amicizie. Il verso libero è pulito, diretto, spesso narrativo, come ogni autentico linguaggio amoroso: “ Non ho una storia alle spalle,/ ma dentro./ E questa intesso e disfo/ e racconto./ In infinite trame.” Molti testi recano la data (e a volte l’ora) della definitiva stesura, quasi che la traccia temporale li garantisca da ogni travisamento futuro: “ Mi sono rotto in mille tentativi di parlare./ Ma una è la Parola a cui mi debbo assimilare.” Una poesia d’esordio molto mobile, volenterosa e aurorale, ma che già reca la consapevolezza e l’umiltà della poesia matura: “ Con parole mie/ più non so scrivere./ Con quelle di altri/ – talvolta -/ m’incontro.” Massimo Sannelli, nella postfazione alla raccolta, legge nella poesia e nella vita del poeta un susseguirsi di scelte e le riconduce a quella fondamentale tra l’ubbidienza intelligente di Noè e l’intelligenza testarda di Ulisse. L’uomo di oggi, dopo la perdita della sua condizione originaria, è in precario equilibrio tra il disastro e il desiderio di Dio e solo camminando sulle orme di Noè, non a caso salvato dal diluvio, anch’egli potrà salvarsi.

“ Il vuoto è quando si dimentica tutto./ Anche un ricordo a brandelli/ può servire talvolta a tenermi nell’essere.” (Antonio Fiori)

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Tra disastri e desideri

Siamo sospesi
Tra disastri e desideri:
quelli ci sovrastano
questi ci elevano.

*

Iuana cordis
(Dove si prova a descrivere il rapporto di libertà e
gratuità che l’amicizia richiede e invoca)

La chiave
Nelle mie
O nelle sue mani:
sottile differenza
tra ospite e ostaggio.

(La notte tra 1 e 2 marzo 2006)

*

Vorrei essere

Vorrei essere il freddo che sento
per non tremare più.
Vorrei essere il dolore che sento
per non soffrire più.
Vorrei essere il silenzio che sento
per ascoltare la risposta.

(Guspini Terralba 7 novembre 2008 h 13)

*

Disintegrazione

Sento in me la vecchiezza di cent’anni
come se avessi generato figli e figlie
e fossero morti ancor prima di sbocciare.
Sento la vita venir meno a grappoli di anni
incapace di difendermi da questo sgretolamento.
Mi sono rotto in mille tentativi di parlare.
Ma una è la Parola a cui mi debbo assimilare.

(Tra Sartène e Ajaccio, Corse,
6-8 agosto 2008 h.11.11)

*

Marco Statzu
Tra disastri e desideri
Fara Editore, 2010
Postfazione di Massimo Sannelli

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Marco Statzu è nato nel 1979, è prete della diocesi di Ales-Terralba, viceparroco a Guspini e docente di Antropologia Teologica alla Facoltà Teologica della Sardegna. “ Tra disastri e desideri “ è il suo primo libro di poesia.

2 giugno – La festa alla Repubblica

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Art. 1 L’Italia non è una Repubblica né totalmente democratica né fondata esclusivamente sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo giusto il tempo di apporre una croce sulla scheda elettorale. Non appartiene nemmeno ai candidati eletti, ma a chi li ha fatti eleggere e ne condiziona le scelte.
 
Art. 2 La Repubblica non sempre riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e sempre meno richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
 
Art. 3 Non tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge; per distinzione di condizioni personali.
Sarebbe compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Ma questo avviene sempre meno.

Art …

Lunga vita alla nostra Costituzione
sognando il suo pieno rispetto!

I denti del potere (2)

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Legge sulle intercettazioni: il vero obiettivo è limitare le investigazioni

di Michele Polo (lavoce.info)

Il disegno di legge sulle intercettazioni mina senz’altro il diritto di cronaca. Ma il vero effetto dirompente del provvedimento è rendere meno efficace lo strumento investigativo più utile nelle inchieste giudiziarie. Non vorremmo quindi che nella discussione di questi giorni la giusta reazione dei media spostasse l’attenzione della discussione dal problema cruciale: le intercettazioni sono uno strumento di indagine e reperimento delle prove essenziale per la magistratura. E’ prima di tutto su queste limitazioni che va condotta una battaglia civile. Il mondo dell’informazione si è compattato nelle ultime settimane, coinvolgendo giornalisti con posizioni politiche anche diverse, nell’opporsi al disegno di legge sulle intercettazioni. È un segnale importante che fa emergere i media come uno dei poteri di controllo all’interno di una società democratica. L’impossibilità di riportare notizie e atti di inchiesta fino al termine dell’udienza preliminare, anche quando questi stessi documenti non siano più coperti dal segreto istruttorio, appare un esercizio di arroganza del potere politico che molti costituzionalisti giudicano destinato a un nuovo frontale con la valutazione della Corte costituzionale. Il divieto di pubblicare il contenuto delle intercettazioni contenute negli atti, nemmeno in forma di riassunto, limita ulteriormente il ruolo dell’informazione nell’orientare l’opinione pubblica. E confonde alcuni eccessi, che pur si sono verificati nella ricerca del particolare sensazionale quanto irrilevante nell’ambito delle indagini, con un bando generalizzato che impedisce al cittadino di conoscere. Limiti soprattutto alla magistratura
Sono considerazioni talmente ovvie che viene quasi da vergognarsi di doverle fare. E sicuramente l’imbarazzo è il primo sentimento che affiora quando capita di parlare con amici e colleghi stranieri che chiedono lumi sulle ragioni di questo assurdo provvedimento.
Ma una volta chiarito che il diritto di cronaca in una democrazia deve essere assoluto e completo, occorre guardare a questa vicenda in modo più completo, perché temo che la giusta capacità di voice del mondo dell’informazione unita all’obbligo di riservatezza della magistratura, abbia spostato il terreno del confronto su una parte del provvedimento che non necessariamente rappresenta il vero obiettivo di questa avventura. Nel disegno attualmente in discussione in Parlamento vi sono infatti misure inaccettabili che limitano fortemente il ruolo della stampa, ma limitazioni anche più pericolose che riguardano le possibilità e i modi di utilizzo delle intercettazione da parte della magistratura inquirente. Quando si chiede un grave indizio di colpevolezza per poter richiedere l’intercettazione, quando si allungano i tempi e le procedure per il rilascio dell’autorizzazione, quando si limita a 75 giorni il periodo delle intercettazioni stesse, si sta sostanzialmente rendendo meno efficace lo strumento investigativo più utile nelle inchieste giudiziarie, quello che, una volta tanto, permette di fronteggiare con tecnologie moderne un mondo criminale che certo non deve chiedere autorizzazioni per utilizzare gli ultimi ritrovati in tema di comunicazione. Sui giornali abbiamo letto in queste settimane molti articoli che hanno provato a ricostruire vicende importanti avviate dalle inchieste giudiziarie, nelle quali il ruolo delle intercettazioni quale strumento investigativo ha consentito di raggiungere risultati fondamentali, qualora il bavaglio alle notizie fosse già stato applicato. Non avremmo saputo, se non a inchiesta conclusa, di storie significative che hanno visto coinvolti episodi di corruzione, malcostume politico e malversazioni economiche, attività criminali. L’esercizio, in qualche misura, è semplice, poiché in questi ultimi anni i giornali hanno esercitato il loro ruolo di mezzi di informazione, al contrario di quanto ha caratterizzato quasi tutta l’informazione televisiva, normalizzata dal controllo governativo e dalla dottrina Minzolini.  Ma questo esercizio, purtroppo, è una sottostima di quanto sarebbe avvenuto con la nuova legge, poiché non può valutare quello che è il vero effetto dirompente di un uso ridotto e addomesticato delle intercettazioni, vale a dire una capacità molto meno incisiva delle inchieste giudiziarie nel reperire evidenze e prove. Molto probabilmente di alcune delle indagini giudiziarie citate in quegli articoli non avremmo saputo non tanto per il bavaglio ai giornali, quanto per l’impossibilità di raggiungere gli elementi di prova messi assieme anche attraverso le intercettazioni dalla magistratura inquirente. Nella discussione di oggi non vorremmo quindi che la giusta reazione dei media spostasse l’attenzione della discussione dal problema cruciale: le intercettazioni sono uno strumento di indagine e reperimento delle prove essenziale per la magistratura, senza cui le indagini avrebbero meno capacità di incidere. È prima di tutto su queste limitazioni che va condotta una battaglia civile. A cui unire la difesa del diritto di cronaca. Non vorremmo invece che la discussione cadesse nella trappola evidente predisposta dal governo, con una attenzione focalizzata sui diritti di informare i cittadini, ma meno vigile sulla difesa dello strumento di indagine per il lavoro dei magistrati. Sarebbe un triste paradosso quello di una battaglia al calor bianco in cui il diritto di cronaca uscisse alla fine meno compresso, salvo poi accorgerci che poco o nulla i giornali potrebbero raccontare ai propri lettori in merito al lavoro della magistratura per la impossibilità delle indagini giudiziarie di raggiungere risultati.

Da Tiscali – notizie
25 maggio 2010