C’è rispondenza tra il titolo e le poesie di questo secondo libro di Luisella Pisottu; tra lo sguardo sul mondo e l’interiorizzazione dei suoi chiaroscuri; un mondo che è natura e dono, da godere con pienezza, e che si fa anche sfondo e simbolo al succedersi dei giorni e degli eventi, all’alternarsi degli stati d’animo. Il poeta, sembrano suggerire questi versi, è uno dei tanti, e dei tanti ha i medesimi sentimenti e pensieri, con specialità di canto ché quelli dei propri simili sa riassumere ed esprimere meglio di altri; senza nulla escludere, sul piano tematico, come in questa raccolta, compreso dunque il sogno di un mondo senza più ingiustizie e sfruttamento.
Sguardo che sa contemplare la calma bellezza quanto l’infrangersi dell’armonia, dell’equilibrio al quale siamo sospesi: “L’estate è questa pura passione di corpi/abbracciati alla sabbia, al mare,/ad altri corpi.” L’inverno cancella,/raggela ogni sogno.” Ecco che la parola si fa conforto al dolore: “Anziché lacrime, lascio cadere/parole, non fanno male…” La parola è preghiera silenziosa (“So che passa, mi basta scrivere/che già ritrovo il filo della preghiera.”), sancisce la fede che non fa disperare: “Tornerà primavera, rondini a/punteggiare il cielo, a suggerire/al vento il tempo della tregua.” (GN)
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Anima
Spazio vuoto, concavo, capace.
Movimento obliquo, sinistro, incessante
preme e preme, vuole uscire
l’anima, chiede voce
estranea a sillabe rubate,
ancorata ad un quando indefinito.
Astri nella mente.
Perché scrivere? Vivere?
Accendere simboli, fiaccole nella notte?
Sondare l’abisso invincibile
l’animo senza luce.
A tentoni scovare un senso, nesso
tra spirito e respiro.
Calamitare a sé l’amore?
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Polvere
Sistemano sedie nel cielo
impalcature di orgoglio e sudore
pensano piano, tacciono. E salgono.
Giornate madide, impregnate di polvere.
Alla sera tornano, abiti sporchi
le scarpe stanche, i muscoli stirati
dal vento.
Ridono forte. E piangono, in silenzio.
Tacere per sopravvivere. Piegare i sogni
dentro un portafoglio vuoto.
Incontrarsi all’alba in un rifornitore
farsi scegliere come asparagi.
Chi resta è senza lavoro.
Gli altri vanno. Verso mal pagate fatiche.
E se va male ad un volo.
*
Lascio cadere parole
Anziché lacrime, lascio cadere
parole, non fanno male
riempiono lettere uscite
d’un fiato, sospiro d’un altro dire.
Fortuna che esistono
il silenzio a volte duole.
Preferisco sciogliermi e poi danzare
tra le parole. Senti? Cantano!
Cantano uccelli nel giardino
Che era prigione, alzatosi
Il volo della natura, scompaio
mi dissolvo.
*
Preghiera
Senza rumore, né spargimento di sangue
solo silenzio il vuoto, banale.
So che passa, mi basta scrivere
che già ritrovo il filo della preghiera.
Si esaurirà tardi molto tardi,
la penna sola.
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Stagioni
Pilastri di freddezza, il nido chiuso
sfilacciato dalla cinciallegra
che altrove ha costruito casa.
Tornerà primavera, rondini a
punteggiare il cielo, a suggerire
al vento il tempo della tregua.
*
Estate
Una lingua di sole lambisce una
giornata che muore, la scalda di
desideri. Infinite strade
portano alla notte.
La luna un’amaca
fa vane promesse.
L’estate è questa pura passione di corpi
abbracciati alla sabbia, al mare,
ad altri corpi. L’inverno cancella,
raggela ogni sogno.
La luna promette.
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Luisella PISOTTU
Tra spirito e respiro
Albatros, 2010
Postfazione di Flavia Weisghizzi
Nota di Gianmario Lucini
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Luisella Pisottu è nata nel 1967 a Sassari dove vive e lavora.
E’ la sua seconda raccolta poetica dopo “In vortice obliquo” (Il filo, Roma 2007).
Ha un suo blog personale: www.luisellapisottu.splinder.com