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Traghetti di poesia. Cagliari 1-2-3 febbraio 2010

MANIFESTO  Traghetti di Poesia febbraio e mail

Comunicato stampa del 25 gennaio 2010.

Tre giorni di versi: a Cagliari dall’1 al 3 febbraio

la seconda edizione del festival “Traghetti di poesia”.

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Forte del riuscito debutto dello scorso novembre, riattracca a Cagliari “Traghetti di poesia”. Fra l’1 e il 3 febbraio, il festival diretto dal poeta milanese Guido Oldani (curatore della collana “Argani” della casa editrice Mursia),affiancato dalla poetessa Lorena Carboni, sfoglia le pagine della sua seconda edizione.

  

Come nella prima, sarà un piccolo viaggio nei territori della poesia in tre serate di letture, incontri e riflessioni in compagnia di autori e testimoni della scena nazionale e isolana, non senza uno sguardo anche oltre confine. Con una dedica speciale a Franco Loi, il poeta grande poeta milanese di origini sarde (il padre era cagliaritano) che pochi giorni fa ha compiuto ottant’anni (è nato a Genova il 21 gennaio del 1930, ma si è trasferito a Milano a soli sette anni).

 

 

L’epicentro ruota idealmente attorno alla capitale, si sofferma sull’estremo sud, fucina di iniziative editoriali e talenti noti ed emergenti, e dà ampia voce alla Sardegna dove il dialetto con i suoi suoni, ritmi a volte aspri e sempre incisivi, assurge a stato di limba. Senza trascurare il nord, rappresentato anche nella variante dialettale.

 

Così, dopo aver ospitato nomi del calibro di Tiziano Rossi, Patrizia Valduga, Ida Andersen e Ersi Sotiropoulos, “Traghetti di poesia” imbarca ora Maria Luisa Spaziani, Elio Pecora, il premio Viareggio 2009 Ennio Cavalli, Luca Morricone,  Francesco Piscitello,  Sandro Boccardi, Franco Dionesalvi, Lino Angiuli, l’italo-ungherese Tomaso Kemeny, il siro-libanese Fuad Rifka. E poi, naturalmente, i poeti locali: tre scrivono in sardo: Giovanni Fiori,  Vincenzo Pisanu e Paola Alcioni; gli altri in italiano: Giovanni Nuscis, Rossana Abis, Ennio Meloni e Maria Grazia Esu. 

 

Il cuore dell’iniziativa sono gli incontri coordinati da Guido Oldani: letture di versi scelti e brevi istantanee su ogni autore. Anche l’esperienza delle riviste poetiche, Lìnfera, Controverso e Incroci trova spazio all’interno della rassegna.

 

In programma anche tre approfondimenti letterari: con Maria Luisa Spaziani e la sua riflessione sulla poesia del Secondo Novecento; la dissertazione sull’“utopia” di Arrigo Colombo, il “Tommaso Moro del terzo millennio”; e l’omaggio a una delle voci più limpide del Novecento, il grande poeta perugino Sandro Penna, da parte del suo amico e biografo Elio Pecora.

 

A far da cornice alla manifestazione – allestita anche stavolta nello spazio SEARCH, nel sottopiano del Palazzo Civico in Largo Carlo Felice – gli scatti d’autore del romano Dino Ignani: fotografie in bianco e nero dedicate ai poeti. La cantante e attrice Simonetta Soro  presta invece la sua voce e il suo talento per le traduzioni in italiano delle poesie di Fuad Rifka e Paola Alcioni.

 

L’appuntamento, organizzato dalla Provincia di Cagliari (Assessorato al Turismo, Politiche Culturali e Promozione Sportiva) con il Patrocinio del Comune, è la seconda sezione di un più ampio progetto che prevede ancora un terzo ciclo, sempre di tre giorni, ad aprile.

 

 

·         I poeti sardi

 

Anche il secondo ciclo di “Traghetti di Poesia” dedica uno spazio particolarmente significativo alla scena poetica della Sardegna. A partire dall’atto inaugurale: lunedì 1 febbraio alle ore 17,30 saranno infatti gli autori isolani già ospiti della prima edizione ad aprire la nuova tre giorni cagliaritana, leggendo ognuno una propria poesia: Paolo Zedda, Anna Cristina Serra, Giulio Angioni, Alberto Lecca, Roberto Belli, Lorena Carboni, Antonio Fiori e Franco Fresi.

 

Replicata anche la formula che vede i poeti sardi in cartellone (sette, in questa seconda tranche del festival), riuniti in due sezioni ideali: da un lato quella degli autori che compongono in limba, dall’altro quella dei poeti che eleggono invece l’italiano come lingua in cui comporre i propri versi.

 

I cantori della tradizione e della sperimentazione linguistica che si esprime con le parole antiche de sa limba avranno il compito di rompere il ghiaccio in apertura di ogni serata, alle 20.30. Ad applicare per primo la regola, lunedì 1 febbraio, sarà Giovanni Fiori (Juanne Fiori), poeta identitario nato a Ittiri, nel Sassarese, nel 1934, allievo ed erede del leggendario poeta improvvisatore Remundu Piras di Villanova Monteleone. A introdurlo, il giornalista ed esperto di letteratura e di lingua sarda Paolo Pillonca, con Vincenzo Pisanu e Paola Alcioni.

 

Quest’ultima sarà invece al centro dell’incontro d’apertura la sera dopo, martedì 2: cagliaritana, poetessa e scrittrice in lingua sarda, Paola Alcioni ha visto alcune sue poesie pubblicate e tradotte in inglese, in tedesco e in galiziano. Il “testimonial” della poesia in sardo nella terza serata, mercoledì 3,  è invece Vincenzo Pisanu, autore che utilizza la variante del Campidano, attivo da anni e vincitore di numerosi concorsi letterari, tra cui, nel 1978, il premio Città di Ozieri.

 

Puntuale anche lo spazio giornaliero dedicato ai poeti sardi che compongono in italiano, il secondo appuntamento di ogni serata. Ad aprire la serie, lunedì 1 febbraio, sarà Giovanni Nuscis, reduce dalla pubblicazione della silloge “La parola data” (per L’arcolaio, Forlì, 2009), e attivo anche su Internet con un proprio blog, “Transito senza catene” (www.giovanninuscis.splinder.com).

 

Martedì 2 febbraio è protagonista invece un’autrice: Rossana Abis. Poetessa e performer cagliaritana, quarantenne, uscita nel 2007 con la silloge “La cifra del Nulla” (Zonza editore). Due ospiti per la serata conclusiva (mercoledì 3): Ennio Meloni e Maria Grazia Esu. Il primo, classe 1946, dopo aver scoperto la scrittura nella maturità, ha pubblicato nel 2009 la sua prima raccolta: “Centellino amore” (LietoColle Editore). Musicista e operatrice culturale, la seconda ha invece esordito nel 2008 con la raccolta poetica “Nuda, Cruda Poesia” (LietoColle).

 

 

·         Gli ospiti italiani e stranieri

 

Ad aprire la prestigiosa lista di nomi in arrivo dall’altra parte del mare, lunedì 1 febbraio, è Luca Morricone, direttore editoriale del quadrimestrale “Línfera”, organo del “movimento della ‘neorinascenza della letteratura’”, vivace progetto editoriale che ospita nomi prestigiosi del panorama letterario nazionale.

 

Sulle ali del recente successo riscosso col Premio Viareggio 2009 per la poesia, con “Libro Grosso”, edito da Aragno, approda a Cagliari Ennio Cavalli: cinquantadue anni, nato a Forlì, romano di adozione, caporedattore culturale del Giornale Radio Rai, è autore di opere poetiche, romanzi e racconti.

 

Poi la scena sarà tutta per un’indiscussa protagonista di una lunga stagione letteraria, Maria Luisa Spaziani. Classe 1924, torinese trapiantata nella capitale, è voce critica e testimone dei fermenti e rivolgimenti della poesia italiana contemporanea dell’ultimo settantennio. Tre volte candidata al Nobel, Premio Viareggio nel 1981 e “Dino Campana” nel 2009, tra le sue importanti frequentazioni la Spaziani annovera quella con Eugenio Montale: un sodalizio intellettuale e un’intima amicizia attestata anche da un fitto carteggio, 360 lettere custodite presso l’Università di Pavia. Vastissima la sua produzione tra poesie, il poema-romanzo Giovanna D’Arco, racconti, lavori teatrali e saggi.  Le sue opere saranno pubblicate quest’anno nei “Meridiani” di Mondadori.

 

La sera dopo, martedì 2, “Traghetti di poesia” approda idealmente in terra lombarda con i versi dialettali di Francesco Piscitello, cardiologo, giornalista e poeta. Ha pubblicato “Tra el lusch e ’l brusch”, una raccolta di versi in dialetto milanese e “M’affumico d’incenso”, una rivisitazione in chiave irriverente e licenziosa delle principali liriche della poesia italiana.

 

Dall’Italia all’Ungheria, culla della vecchia Mitteleuropea: il grande poeta magiaro-milanese Tomaso Kemeny legge le sue poesie in ungherese e affida la versione italiana alla voce di Simonetta Soro. Classe 1938, nato a Budapest, Professore Ordinario di Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Pavia, è firmatario nel ‘98 di un manifesto che ripropone il ritorno alla Bellezza.

 

Si prosegue con Elio Pecora, “poeta di nascosta classicità”. Romano d’adozione, classe 1936, é autore di raccolte di poesie, racconti, romanzi, saggi critici, testi per il teatro e promotore di iniziative letterarie. Il suo esordio poetico risale al 1970 con “La chiave di vetro”. Con “Simmetrie” (Mondadori 2007) ha vinto il premio Mondello. Amico e biografo di Sandro Penna, ha istituito la fondazione a lui intitolata. Curatore di antologie di poesia, dirige la rivista internazionale Poeti e Poesia.

 

L’ultima serata, mercoledì 3 parte dal nord di Sandro Boccardi con i suoi versi connaturati nel paesaggio lombardo. Nato a Villanova Sillaro (Lodi) nel 1932, Boccardi ha esordito in poesia con “A dispetto delle sentinelle” (Magenta, 1963). Appassionato di musica colta, ha fondato e curato per trent’anni, dal 1976, la rassegna “Musica e Poesia a San Maurizio” del Comune di Milano.

 

Si ritorna al sud e al tema legato all’editoria col cosentino Franco Dionesalvi, redattore di “Capoverso”, semestrale di poesia e punta di diamante del gran fermento poetico calabrese. Classe 1956, Dionesalvi è redattore del “Quotidiano della Calabria”.  Oltre a diverse raccolte di poesia, tra cui, “La fragola e il pianoforte” ha scritto un romanzo, saggi e un poemetto drammatico.

 

Dall’esperienza editoriale calabrese a quella pugliese con Lino Angiuli, classe 1946, fondatore di una rivista semestrale, “Incroci”, che dirige con Raffaele Nigro. Un progetto editoriale che dà voce e spazio alla produzione poetica che viene dal sud Italia. Angioli, che vive e lavora a Monopoli, ha pubblicato più di dieci raccolte poetiche in lingua italiana e dialettale.

 

Con il poeta siro-libanese Fuad Rifka, “Traghetti di poesia” getta uno sguardo sul Medio Oriente. Nato in Siria nel 1930 ma emigrato da giovanissimo in Libano, vive a Beirut e fa parte di una minoranza nella minoranza, quella cristiani ortodossi. Il suo lavoro poetico ruota intorno all’idea del poema assoluto: Rifka dice infatti che tutte le sue poesie potrebbero essere un solo poema. Nel 2008 ha vinto la prima edizione del Premio Mediterraneo per la poesia con il libro “L’ultima parola sul pane”. Grazie alle sue traduzioni in arabo ha fatto conoscere la poesia tedesca nel mondo mediorientale.

 

 

·         Approfondimenti

 

Tra i protagonisti assoluti della poesia del secondo Novecento Maria Luisa Spaziani apre (lunedì primo febbraio alle 18) la pagina dedicata agli approfondimenti critici con un excursus che dalla fine dell’ermetismo giunge alla nascita del neorealismo, la neo-avanguardia, fino alla fine dei movimenti e alla morte del canone nell’arte.

 

Martedì 2 (sempre alle 18) è la volta invece di un omaggio a Sandro Penna, una delle voci più limpide del secondo Novecento. Sarà Elio Pecora, amico e biografo del grande poeta perugino nato nel 1906 e scomparso nel ’77 e di cui ha istituito la fondazione, a parlare del “canone di Sandro Penna”.

 

Chiude la serie di approfondimenti (mercoledì 3) Arrigo Colombo, membro e anima del Centro di ricerca sull’Utopia dell’Università di Lecce. Intellettuale e filosofo controcorrente, Colombo affronterà un tema a lui caro: “Poesia e Utopia: ipotesi per un manifesto”. Il manifesto è quello per la riumanizzazione dell’arte che lui propone per dimostrare come il mondo stia andando verso una società umana, giusta e fraterna.

 

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UFFICIO STAMPA:

RICCARDO SGUALDINI – tel. 070 30 31 48 – cell. 347 83 29 583 – E-mail: x-press@fastwebnet.it

CRISTIANO BANDINI – cell. 349 58 38 311 – E-mail: cristiano.bandini@gmail.com

MARIA GRAZIA MARILOTTI – cell. 393 468 47 82 – E-mail: m.marilotti@gmail.com

27 gennaio 1945 – 27 gennaio 2010

ebrei

I nomi, tutti,
pronunciati all’indietro,
l’ultimo, fatto re
con i nitriti
dinanzi agli specchi di brina,
assediato, accerchiato
da plurinascite,
la fenditura sul colmo,
che attraversa lui e implica
te, isolato.

 

(Paul Celan)

*

Sull’olocausto

Sulla soluzione finale

(Il verbale della conferenza di Wanssee)

Vivalascuola per il giorno della memoria, su LPELS

Un diritto che nessuno può toglierci

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. (Art. 21 Cost.)

La parola è suono, la parola è ritmo, la parola è sguardo, la parola è storia, la parola è stato d’animo, e può esprimere verità o menzogna, bellezza o abbrutimento, nobiltà o volgarità, originalità o omologazione, intelligenza o stupidità. La parola sancisce l’unicità e l’irripetibilità di una vita. E’ un diritto che nessuno può toglierci, perché è voce che esce dal grembo della terra, dal diaframma del nulla, è, insomma, diritto stesso alla vita; né può accettarsi che venga tolta, la parola, a chi assume il compito di informarci a rischio talvolta della propria esistenza, del posto di lavoro, del buio di verità per tutti coloro che non possono andare a cercarsele da soli, le informazioni; specie quando non nascono da curiosità, ma dalla necessità di fare scelte che condizioneranno fortemente la loro esistenza come singoli e come membri di una comunità. La parola che si trasforma in informazione è come il bastone per il cieco, come gli occhi dell’accompagnatore che gli permettono di muoversi nel mondo senza sfracellarsi in un burrone o sotto un treno.
Ma la parola può essere anche menzogna o assenza, può essere ipertrofica e invadente per schiacciarne o nasconderne delle altre, per l’interesse di pochi, o affinché il mediocre utile al potere appaia un genio a scapito del genio, per celare, contenere o banalizzare verità, per sfalsare priorità e valori; in modo che il flirt di una velina, ad esempio, appaia più importante degli intrecci politico-affaristici che condizionano pesantemente l’economia e il destino di milioni di lavoratori. Il diritto di esprimersi liberamente deve allora accompagnarsi a quello di essere informati correttamente soprattutto dagli organi di informazione pubblica, che i cittadini sostengono con un canone e in cui ripongono la loro fiducia. Si aspettano da essa non solo notizie, ma giuste proporzioni e adeguati spazi di trattazione delle stesse, in modo obiettivo e senza sconti e favori per nessuno, specie nella situazione attuale, nella quale chi è al potere detiene il più grande impero editoriale e mediatico della storia, in concorrenza (o in sinergia o in interscambio, ormai?) alla stessa informazione pubblica; specie quando decine di milioni di cittadini, sempre più affannati dai problemi quotidiani e da una crisi senza precedenti, non hanno denaro né tempo per leggere quotidiani di varia tendenza, e traggono le informazioni solo da essa. (gn)

Generazioni

vampiri

 

I nonni conobbero le guerre ma non lo Stato
nati in comunità bastevoli a sé stesse
dove la bocca s’avvicinava ad altre
serenamente per sfamarsi.
Conobbero villaggi e campagne immutate
per secoli coi loro silenzi e profumi.
I padri conobbero la fame e di lì a poco
lo sviluppo esploso in galassie
di beni e servizi inimmaginabili,
serbando il ricordo del ventre insaziato
di una vita fatta di poche cose necessarie.
Ma i nipoti sono spuntati fuori da una glassa
dolciastra e appiccicosa che è ormai
impossibile levargli, basta che muovano un dito
o un passo per impiastricciarsi di nuovo.
Si divorano cose e persone,
e il loro amore che s’avvede di rado
dietro infinite richieste
dei denti affilati del vampiro,
mai sazio, che cerca inquieto,
senza un sorriso, fresca linfa.
Gli lasceremo avvicinare la bocca
all’ultimo frutto rimasto sull’albero
con la cattiva coscienza di padri
scaricheremo la colpa.

Un sogno comune

sogno2

Mio padre aveva un sogno comune
condiviso dalla sua generazione…

(Storie di ieri – F. De André)

 

E’ triste pensare che non esista tra i tanti uomini della politica e della cultura un sogno e un progetto sociale capaci di guardare al futuro con rinnovata speranza, lasciando alle spalle storture e macerie; magari non facile da realizzare, che sappia contenere ideali di bellezza e di giustizia, a lungo calpestati, riscattando la rabbia e l’adrenalina versati sulla cronaca miserrima di ogni giorno, con estenuanti discorsi, convegni, tribune, manifestazioni. Continua a leggere

BEN TROVATI NEL 2010!!!

molo

CHE SIA UN ANNO SERENO 

E DI SPERANZE MAI DELUSE

Albert CAMUS: cinquant’anni dalla morte.

Albert_Camus

“Personalmente non potrei vivere senza la mia arte, ma non l’ho mai posta al di sopra di tutto: se mi è necessaria, è invece perché non si estranea da nessuno e mi permette di vivere come sono al livello di tutti. L’arte non è ai miei occhi gioia solitaria: è invece un mezzo per commuovere il maggior numero di uomini offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie di tutti. L’arte obbliga dunque l’artista a non isolarsi e lo sottomette alla verità più umile e più universale. E spesso chi ha scelto il suo destino di artista perché si sentiva diverso dagli altri si accorge ben presto che potrà alimentare la sua arte e questo suo esser diverso solo confessando la sua somiglianza con tutti: l’artista si forma in questo rapporto perpetuo fra lui e gli altri, a mezza strada fra la bellezza di cui non può fare a meno e la comunità dalla quale non si può staccare. E’ per questa ragione che i veri artisti non disprezzano nulla e si sforzano di comprendere invece di giudicare: e se essi hanno un partito da prendere in questo mondo, non può essere altro che quello di una società in cui, secondo il gran motto di Nietzsche, non regnerà più il giudice, ma il creatore, sia esso lavoratore o intellettuale.”

(Dal discorso tenuto a Stoccolma, il 10 dicembre del 1957, in occasione dell’assegnazione del Nobel)

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(Da: ansa.it )

ROMA – Il vuoto, l’abulia e l’indifferenza di Meursault, il protagonista de “Lo Straniero” di Albert Camus, ci paiono molto forti, specie se attribuiti a una persona che conduce una vita assolutamente normale. La verità è che il suo vuoto emotivo e spirituale, il suo istintivo materialismo, l’essere concentrato solo su se stesso, generano un’indifferenza che porta a una mancanza di morale che oggi possiamo spesso riconoscere attorno a noi. Il fatto poi che Meursault uccida praticamente senza ragioni, sparandogli quattro volte quando è già colpito a terra, un arabo, un diverso da lui, rende il tutto di ancor maggiore attualità.

E “La peste” diventa ogni giorno un romanzo di più forza simbolica, ritratto, aperto a un futuro di speranza, di una società che deve imparare a reagire al morbo, della paura, dell’indifferenza, della violenza e dell’egoismo, che la sta mortalmente infettando. Il mondo di Camus, a oltre mezzo secolo di distanza, ci coinvolge con la sua verità e ci parla del nostro tempo in maniera impressionante. Eppure questo scrittore francese, di cui domani cadono i 50 anni dalla morte (4 gennaio 1960), nonostante il premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 1957, dieci anni prima che fosse assegnato (e lui decidesse di non ritirarlo) a Jean Paul Sartre, si è trovato a lungo a scontrarsi e a essere messo in ombra dalla figura di ‘vero filosofo’ e la popolarità dell’autore de ‘La nausea’, che polemizzo, tra l’altro, con lui attaccandolo per le idee espresse in ‘L’uomo in rivoltà. Bernard-Henri Levy per fortuna oggi rimette le cose a posto, citando i suoi titoli teatrali e di narrativa, tra cui “Le nozze”, come “lavoro in nessun modo inferiore all’opera di Sartre” e scrivendo che a Camus “non è possibile negare né il talento, né la tecnica del filosofo”.

Era di sinistra, aveva fatto la Resistenza, ma le sue posizioni individuali (e critiche già allora sul socialismo reale) erano osteggiate dalla sinistra, mentre la destra, che adesso cerca di appropiarsene, parlando di religiosità profonda e neoplatonismo, lo denigrava per il suo costante impegno sui temi sociali e della pace. Francese algerino (quindi un pid-noir), nato da una famiglia molto modesta il 7 novembre del 1913, divenuto uno dei padri dell’esistenzialismo, gran seduttore, autore de “L’uomo in rivolta” (titolo emblematico di per se stesso), muore in auto in un giorno di pioggia a 46 anni, a poco più di due anni dall’aver avuto il Nobel, entrando così tra i miti degli eterni giovani di successo e maledetti, un po’ alla James Dean. Giovani irrequieti, alla ricerca disperata di un senso da dare alla vita, odiando l’ipocrisia e bisognosi di verità. Del resto, lo straniero Meursault, per Camus, “lungi dall’essere privo di qualsiasi sensibilità, è attanagliato da una passione profonda: la passione dell’assoluto e della verità”. E’ sempre Levy a scrivere così che, per il Camus de “L’uomo in rivolta”, lo storicismo è lo stato d’animo di chi dice di sì alla Storia. Ovvero, “é la matafisica, implicita o esplicita, che si rapporta a un mondo dove i punti di riferimento diventano traguardi: dove si sostituisce ‘l’aldila” con ‘piu’ tardì; e dove i valori hanno valore – è sempre Camus che parla, sottolinea Levy – solo quando trionfano su tutti gli altri”.

A 50 ANNI MORTE FRANCIA GLI RENDE OMAGGIO – di Laurence Figà-Talamanca – I francesi non hanno aspettato la proposta del presidente Nicolas Sarkozy di inumare Albert Camus nel Pantheon di Parigi, tra Vicotr Hugo e Voltaire, per rendergli omaggio nel cinquantesimo anniversario della sua morte. E così, mentre il dibattito sul riconoscimento presidenziale prosegue tra favorevoli e contrari (c’é chi, come il figlio Jean, teme un’appropriazione politica della figura di Camus), il mondo della cultura non ha perso tempo, dedicando nuove pubblicazioni, inserti speciali, un film per la tv e maratone radio, all’ ‘Uomo in rivolta’, scomparso in un incidente d’auto il 4 gennaio 1960, a soli 46 anni. “Non sapevo che papà fosse famoso, finché non è morto”, ha recentemente detto la figlia Catherine che gli ha dedicato un libro ‘Albert Camus. Solitaire e Solidaire’, uscito il 10 dicembre. Oggi Catherine nutre ancora dei dubbi sulla proposta di Sarkozy ma, in un’intervista a Le Parisien, appare quasi rassegnata all’idea: “Non avrei mai scelto una cosa simile, ma visto che mi capita, proverò a gestirla. Mio padre mi ha insegnato che ‘bisogna affrontare’ le cose. Anche se con questa – conclude ridendo – ho ancora qualche difficoltà “.

Pantheon o no, però, la Francia lo celebra a modo suo. L’intera opera del Nobel per la letteratura del 1957 è stata ripubblicata in una nuova edizione esaustiva, in quattro volumi, nella prestigiosa collezione La Pleiade, mentre 64 tra autori ed esperti hanno contribuito, sotto la direzione di Jeanyves Guerin, alla stesura del ‘Dictionnaire Albert Camus’, 992 pagine per Robert Laffont in cui opere, vita, pensiero dell’autore de ‘Lo straniero’ e de ‘La peste’ vengono raccontati, sezionati, analizzati. Gallimard gli dedica anche un fumetto, ‘L’Hoté, in cui il disegnatore Jacques Ferrandez mette in scena la passione tormentata di Camus per l’Algeria, la sua terra natale. Tutte le grandi testate francesi hanno pubblicato inserti e numeri speciali: da Le Figaro Hors-serie con ‘Camus. L’ecriture, la revolte, la nostalgié, a Telerama Hors-serie con ‘Camus. Le dernier des justes’. Le Nouvel Observateur ha anticipato tutti con lo ‘Special Camus’ uscito a novembre, mentre Le Mag di Liberation ha pubblicato ieri una ‘controinchiesta’ sul ‘Camus, revolte’ solitairé. Il grande pubblico lo vedrà in televisione, con il volto di Stephane Freiss, in una fiction in onda mercoledì 6 gennaio su France 2, o giovedì su France 5 in uno speciale sul Camus giornalista impegnat. Il canale radio France Culture gli dedica un’intera ‘giornata Camus’, dalle 7 di domani mattina fino alle 23, che darà anche il via alle lettura in 10 puntate de ‘Lo Straniero’. Infine per tutto l’anno, a Parigi come a Aix-en-Provence, dove ha sede il Centre de documentation Albert Camus, e in molte altre città della Francia, sono in programma conferenze, film e spettacoli teatrali. (Paolo Petroni)

 Vita e opere di Albert Camus

"La parola data", recensione di Massimo Onofri

laparoladata

Ringrazio Massimo Onofri per le parole dedicate al mio libro.

Economia e ordine pubblico legati a un gatto e a un barista

La parola data (prefazione di Roberto Rossi Testa) è la terza raccolta di poesie dell’anconetano e sassarese Giovanni Nuscis pubblicata quest’anno da L’arcolaio di Forlì. Nuscis è un poeta aspro ed elegante, e talvolta concettoso. La parola – quella del titolo – è talvolta inseguita sino ad una sua ardita, difficile, figuratività. Ecco: in linea di massima – ma senza tentazioni orfiche – Nuscis è un poeta che resiste al linguaggio della comunicazione, pur non rinunciando a comunicare le sue verità. Epperò non mancano nei suoi versi certe aperture sulla quotidianità. E’ il Nuscis che preferisco, senza per questo sottovalutare la sua metafisica di resistenza. E’ il Nuscis che affido ai miei men che venticinque lettori per salutare l’anno nuovo che arriva. Una veloce, ironica e prosastica, riflessione sulla casualità e l’insensatezza delle leggi che regolano il mondo e condizionano il destino degli uomini: «L’urina di un gatto sulle scale/rende nervoso l’inquilino/che fa il barista e porta/avanti e indietro ogni giorno/bicchieri su un vassoio;/ogni tanto ne cade uno/sul cliente che s’adira: agente/di borsa o di polizia./Economia, ordine pubblico/influenzati da un barista/e da un gatto». – Massimo Onofri

 

Premio nazionale di poesia David Maria Turoldo – Edizione 2009

E’ pubblicato il bando di partecipazione alla ottava edizione del Premio “David Maria Turoldo”. L’edizione di quest’anno prevede importanti novità per i partecipanti:

a) La possibilità di inviare una nota di presentazione dei propri testi;

b) La possibilità di inserire la recitazione dei testi medesimi in formato audio o video, che la segreteria del premio si farà carico di convertire in formato MP3 se l’autore non lo sa fare da solo. La segreteria provvede anche al montaggio e alla conversione di formati video.

c) La possibilità di ricevere note critiche da parte dei lettori

Quanto sopra, oltre ad importanti meccanismi di trasparenza che si potranno leggere sul bando, caratterizza il Turoldo come uno dei concorsi più trasparenti, più aperti e più partecipativi fra i premi letterari italiani, con giurie esclusivamente composte da poeti o da critici che hanno premiato, nelle passate edizioni, artisti di indubbio talento.

L’introduzione dell’audio e del video in questa edizione, intende avvicinare di più chi scrive a chi apprezza la poesia; siamo infatti convinti che la poesia debba tornare alla forma orale, che ci sembra più comunicativa e più fedele alla sua natura oltre che alle sue origini. Internet ci fornisce la tecnologia adatta allo scopo e quindi ci sembra importante tentare questa possibilità per il bene, crediamo, della poesia stessa.

I premi in palio ammontano a 1000 € (primo premio) e 400 € (primo premio under 25).

Il premio Turoldo non riceve sponsorizzazioni e il ricavato, escludendo le quote premio, viene interamente devoluto a fini sociali.

Premio David Maria Turoldo

8° edizione – anno 2009

Regolamento per la partecipazione

Gianmario Lucini su "La parola data"

laparoladata Ringrazio Gianmario Lucini per il suo intervento su “La parola data”, pubblicato oggi su POIEN

            

Di non facile lettura questo importante lavoro del sassarese Gianni Nuscis, che segna a mio avviso un balzo in avanti molto forte nella sua poetica e nel suo stile.

Lo stile prima di tutto: asciutto ma senza mai perdere una intrinseca caratteristica dialogica, lirico ma molto sorvegliato e mai abbandonato a larghe melomanie alla Rachmaninoff – tanto per capirci.  Alto ma non inaccessibile a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con il linguaggio alto della poesia.  E parte di questa altezza, che appare anche severa in taluni passaggi, deriva appunto dalla ricerca di quella asciuttezza stilistica che gli fa omettere tutto quanto sia possibile omettere, tutte le parole che non sono da lui considerate essenziali all’economia del senso e del verso.  Continua a leggere