Archive for dicembre 2009

Generazioni

vampiri

I nonni conobbero le guerre ma non lo Stato
nati in comunità bastevoli a sé stesse
dove la bocca s’avvicinava ad altre
serenamente per sfamarsi.
Conobbero villaggi e campagne immutate
per secoli coi loro silenzi e profumi.
I padri conobbero la fame e di lì a poco
lo sviluppo esploso in galassie
di beni e servizi inimmaginabili,
serbando il ricordo del ventre insaziato
di una vita fatta di poche cose necessarie.
Ma i nipoti sono spuntati fuori da una glassa
dolciastra e appiccicosa che è ormai
impossibile levargli, basta che muovano un dito
o un passo per impiastricciarsi di nuovo.
Si divorano cose e persone,
e il loro amore che s’avvede di rado
dietro infinite richieste
dei denti affilati del vampiro,
mai sazio, che cerca inquieto,
senza un sorriso, fresca linfa.
Gli lasceremo avvicinare la bocca
all’ultimo frutto rimasto sull’albero
con la cattiva coscienza di padri
scaricheremo la colpa.

"La parola data", recensione di Massimo Onofri

laparoladata

Ringrazio Massimo Onofri per le parole dedicate al mio libro.

Economia e ordine pubblico legati a un gatto e a un barista

La parola data (prefazione di Roberto Rossi Testa) è la terza raccolta di poesie dell’anconetano e sassarese Giovanni Nuscis pubblicata quest’anno da L’arcolaio di Forlì. Nuscis è un poeta aspro ed elegante, e talvolta concettoso. La parola – quella del titolo – è talvolta inseguita sino ad una sua ardita, difficile, figuratività. Ecco: in linea di massima – ma senza tentazioni orfiche – Nuscis è un poeta che resiste al linguaggio della comunicazione, pur non rinunciando a comunicare le sue verità. Epperò non mancano nei suoi versi certe aperture sulla quotidianità. E’ il Nuscis che preferisco, senza per questo sottovalutare la sua metafisica di resistenza. E’ il Nuscis che affido ai miei men che venticinque lettori per salutare l’anno nuovo che arriva. Una veloce, ironica e prosastica, riflessione sulla casualità e l’insensatezza delle leggi che regolano il mondo e condizionano il destino degli uomini: «L’urina di un gatto sulle scale/rende nervoso l’inquilino/che fa il barista e porta/avanti e indietro ogni giorno/bicchieri su un vassoio;/ogni tanto ne cade uno/sul cliente che s’adira: agente/di borsa o di polizia./Economia, ordine pubblico/influenzati da un barista/e da un gatto». – Massimo Onofri

 

Una nuova casa?

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Dalle discussioni in rete di questi ultimi giorni sui principali siti e blog sono emerse in particolare due indicazioni che reputo importanti: la necessità di riconoscersi (come intellettuali e cittadini) in un’etica comune partendo da valori, posizioni (non scrivere, nel caso specifico, su giornali di destra) e analisi condivise, e di iniziare a pensare ad un progetto comune di cambiamento. E’ un dato di fatto, al di là dei sondaggi e della retorica, che in tanti ci si senta rappresentati poco o nulla dagli attuali schieramenti politici, di governo e di opposizione, pur ritenendosi fondamentale la difesa dei principi scritti nella Costituzione.
Dagli interventi e i commenti in rete si evince dunque  l’aspirazione  a ritrovarsi in uno spazio in cui , facendo quadrato su detti principi – uscendo dalle sovrastrutture partitiche che li insidiano o si dimostrano incapaci di difenderli adeguatamente  –  sia possibile edificare, con nuove fondamenta, una casa comune. Non l’ennesimo partito, sembra di capire, ma un soggetto ampio, duttile e trasversale a forte base etica, fuori dalla logora logica degli schieramenti. L’indeterminatezza attuale della cosa e la complessità dei temi e dell’operazione  fanno apparire  assai arduo avviare un progetto di tale rilievo, ma credo che prima o poi questo avverrà, riuscendo a prendere consistenza e forma proprio attraverso la rete; stimolando, raccogliendo ed elaborando ordinatamente le molte riflessioni che da essa possono pervenire, interagendo direttamente e in tempo reale con milioni di persone. (Anche adesso qualche
politico ha scelto di avere un confronto costante e diretto con la base elettorale). Temi come la povertà, la politica economica e sociale, la giustizia e l’ambiente potrebbero vedere il contributo di esperti invitati a dire la loro  coinvolgendo nel dibattito bloggers e visitatori di diversa cultura e interessi; pervenendo da ultimo a un documento (carta, manifesto etc) che articoli la fisionomia di un nuovo soggetto.
Sul piano pratico, si potrebbe ipotizzare il coinvolgimento dei siti e dei blog maggiormente frequentati e affini, partendo da un piano operativo condiviso. Ma si potrebbe concepire il progetto anche come un semplice serbatoio di idee in divenire (una sorta di
Think tank senza interfaccia politico, che si limiti a produrre e articolare proposte su temi specifici), affidando a (nuovi?) soggetti politici la loro realizzazione.

(Anche su La Poesia e lo spirito)

Premio nazionale di poesia David Maria Turoldo – Edizione 2009

E’ pubblicato il bando di partecipazione alla ottava edizione del Premio “David Maria Turoldo”. L’edizione di quest’anno prevede importanti novità per i partecipanti:

a) La possibilità di inviare una nota di presentazione dei propri testi;

b) La possibilità di inserire la recitazione dei testi medesimi in formato audio o video, che la segreteria del premio si farà carico di convertire in formato MP3 se l’autore non lo sa fare da solo. La segreteria provvede anche al montaggio e alla conversione di formati video.

c) La possibilità di ricevere note critiche da parte dei lettori

Quanto sopra, oltre ad importanti meccanismi di trasparenza che si potranno leggere sul bando, caratterizza il Turoldo come uno dei concorsi più trasparenti, più aperti e più partecipativi fra i premi letterari italiani, con giurie esclusivamente composte da poeti o da critici che hanno premiato, nelle passate edizioni, artisti di indubbio talento.

L’introduzione dell’audio e del video in questa edizione, intende avvicinare di più chi scrive a chi apprezza la poesia; siamo infatti convinti che la poesia debba tornare alla forma orale, che ci sembra più comunicativa e più fedele alla sua natura oltre che alle sue origini. Internet ci fornisce la tecnologia adatta allo scopo e quindi ci sembra importante tentare questa possibilità per il bene, crediamo, della poesia stessa.

I premi in palio ammontano a 1000 € (primo premio) e 400 € (primo premio under 25).

Il premio Turoldo non riceve sponsorizzazioni e il ricavato, escludendo le quote premio, viene interamente devoluto a fini sociali.

Premio David Maria Turoldo

8° edizione – anno 2009

Regolamento per la partecipazione

I consigli del nonno…

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Riporto un'”intervista” a Francesco Cossiga riportata anche sul sito del Governo :

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?
«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…
«Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

Gianmario Lucini su "La parola data"

laparoladata Ringrazio Gianmario Lucini per il suo intervento su “La parola data”, pubblicato oggi su POIEN

            

Di non facile lettura questo importante lavoro del sassarese Gianni Nuscis, che segna a mio avviso un balzo in avanti molto forte nella sua poetica e nel suo stile.

Lo stile prima di tutto: asciutto ma senza mai perdere una intrinseca caratteristica dialogica, lirico ma molto sorvegliato e mai abbandonato a larghe melomanie alla Rachmaninoff – tanto per capirci.  Alto ma non inaccessibile a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con il linguaggio alto della poesia.  E parte di questa altezza, che appare anche severa in taluni passaggi, deriva appunto dalla ricerca di quella asciuttezza stilistica che gli fa omettere tutto quanto sia possibile omettere, tutte le parole che non sono da lui considerate essenziali all’economia del senso e del verso.  Continua a leggere

Le centrali nucleari nei presidi militari

Sul quotidiano La Nuova Sardegna di ieri si legge, a firma di Piero Mannironi, di una strategia governativa segreta volta a costruire le centrali nucleari in zone militarmente protette, attraverso una serie di accorti passaggi normativi inapparenti anche agli addetti ai lavori, volti a evitare polemiche e, soprattutto, nella fase attuativa, l’intervento degli enti locali, dei cittadini e degli organi di stampa, impossibilitati ad accedere e verificare ictu oculi la presenza delle centrali e i loro possibili futuri incidenti. Questa scelta, una delle tante contrarie alla volontà reale dei cittadini (ricordiamo il referendum abrogativo del 1988), conferma la scaltrezza diabolica di questo governo, pertinacemente volto a perseguire l’interesse di uno o di pochi a scapito dei molti. Enormi, in questo caso, gli interessi economici in gioco. Vi invito a leggere con attenzione questo articolo, che indica una minaccia concreta soprattutto per la Sardegna:

http://lanuovasardegna.gelocal.it/dettaglio/c%E2%80%99e-una-strategia-segreta:-le-centrali-nucleari-avranno-le-stellette/1777953

Viedellapovertà 6

Noi che tendiamo le orecchie e sgraniamo gli occhi
ogni giorno non al mondo com’è ma a parole
e immagini strappate come foglie da un paesaggio
per farne poi altra cosa per noi,
solo per noi, continuando a chiamarla il “paesaggio”,
invece che puzzle ingannevole;
noi che sediamo fiduciosi davanti
a un trompe l’oeil brulicante di pulci
senza domandarci cosa non va
oltre le pareti in cui viviamo,
se si può fare di meglio e come, a iniziare da noi,
come comportarci se chi governa
lo fa per suo interesse e di chi lo sostiene
senza guardare regole e saggezza
costate sangue e fatiche di millenni.
In nome dei padri sepolti e dei figli che verranno
ci è impossibile accettare che
gli interessi di uno o di pochi
prevalgano rispetto ai più alti principi
voluti da tutti per il bene di tutti;
diamo dunque fiducia soltanto
a chi dimostra coerenza e rispetto,
a chi paga sulla propria pelle
scelte che non gli hanno dato
potere, privilegio o impunità;
giriamo le spalle a chi vorrebbe
imporci il proprio credo incurante del nostro,
a chi è disposto a demolire istituzioni
trascinandoci nel caos e nell’odio
dello scontro sociale.
Se non siamo anche noi
nei lunghi elenchi dei privilegiati
chiudiamo gli occhi, ogni tanto
per vedere meglio e sognare,
per non abituarci allo sfacelo.

*

Le vostre aureole nere fuse
nella ghisa di nubi che incombono.
Vorremmo vivere senza avvertirle,
ogni momento. La vita
è più grande delle singole vite,
più di una tragedia personale.
Però si è perso il conto dei feriti
ci sono stragi e stragi sul lavoro,
la vostra è per alzata di mano,
e a questo non ci rassegniamo.
Ogni vita che avete sospeso a un filo
non sarà libera, certo, ma nemmeno
la schiava che credevate.
Molti l’hanno ormai capito
e questo non l’avevate calcolato;
da un liberismo furbo e bieco
cantate ora le lodi di un lavoro sicuro,
sorridete alla clemenza delle banche, non
senza interesse, per l’indigenza che dilaga.
Tremano forse le vostre poltrone,
o piangono più forte quelli
che avete sempre tollerato,
e finanziato? Dare una casa a tutti,
spingere le aziende ad assumere
a tempo indefinito darebbe forse
la stabilità tanto sognata
e denaro da spendere,
invece che profitto per pochi,
la precarietà diffusa.
Avete inceppato la macchina
invece di adattarla per una lunga salita.
E noi, pure andando a piedi, si continua
a pagare pedaggi e carburante,
nascostamente, a sperare.

*

Il mondo si fa piccolo
oltre il corpo che invecchia.
Nani, i giganti di un tempo.
Le montagne, poco più che pianura.
Ma ciò che sembrava scontato
cresce di giorno in giorno.
La strada è lunga
prima che si contengano le attese
prima che siano lievi le rinunce,
senza peso i pensieri che una luce
buona attraversa, fino alla pelle
bianca in dissolvenza fino
a nuove ali di terra.

In memoriam David…

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In memoriam David”. Ricordo di David Maria Turoldo e della sua poesia
 
Il 15 ottobre p.v., a Sassari, si svolgerà una giornata dedicata ad una delle più alte personalità del mondo religioso e letterario. La mattina, alle 11,15, nell’aula magna del Liceo Azuni, si terrà un incontro con gli studenti che prevede letture e commenti di testi turoldiani, con la partecipazione di Valerio dalle Grave, sindacalista e amico personale di Turoldo, e Gianmario Lucini, Giovanni Nuscis e Luisella Pisottu; coordinerà l’incontro la prof.ssa Angelica Solinas. La sera, alle 20,45 nella chiesa di Santa Caterina, è prevista la lettura del poemetto “La grande notte” con la partecipazione dei poeti sassaresi del “Premio nazionale di poesia D. M. Turoldo” Antonio Fiori, Luca Mingioni, Giovanni Nuscis e Luisella Pisottu, e di Valerio dalla Grave e Gianmario Lucini.
A presenziare ai due incontri è invitata l’intera cittadinanza  
Collaborano all’iniziativa il Liceo Ginnasio D.A. Azuni e le Associazioni Poiein e Verba Manent, con la sponsorizzazione del Banco di Sardegna.  

Gianmario Lucini su “La parola data”

laparoladata Ringrazio Gianmario Lucini per il suo intervento su "La parola data", pubblicato oggi su POIEN

            

Di non facile lettura questo importante lavoro del sassarese Gianni Nuscis, che segna a mio avviso un balzo in avanti molto forte nella sua poetica e nel suo stile.

Lo stile prima di tutto: asciutto ma senza mai perdere una intrinseca caratteristica dialogica, lirico ma molto sorvegliato e mai abbandonato a larghe melomanie alla Rachmaninoff – tanto per capirci.  Alto ma non inaccessibile a chiunque abbia un po’ di dimestichezza con il linguaggio alto della poesia.  E parte di questa altezza, che appare anche severa in taluni passaggi, deriva appunto dalla ricerca di quella asciuttezza stilistica che gli fa omettere tutto quanto sia possibile omettere, tutte le parole che non sono da lui considerate essenziali all’economia del senso e del verso.  Il linguaggio è dunque molto curato, molto sentito, risuonato (lo si vede) per molte volte in una lettura mentale e polmonare.  Certo, è uno stile non facile perché necessita di misura: l’eccesso o la mancanza sarebbero una stonatura, così come in una partita per violino di Bach è necessario che l’interprete ricavi da quella scrittura la sua sobria bellezza, la sua linea melodica essenziale capace lei sola di dividere gli spazi sonori con la sicurezza e che il compositore ottiene coniugando la libertà dell’invenzione col il rigore del senso, l’ansia del dire cose nuove con l’empatia per colui che queste cose nuove è disposto ad accogliere in una dimensione di scambio.  Questa ricerca di rigore può essere spiazzante a chi ama la poesia dialogale, che predilige la semplicità formale della lingua e la chiarezza/completezza della linea espositiva.  Ma, come sopra dicevo, gioca in questi due opposti un ruolo importante il senso della misura, non definibile certo in modo oggettivo, ma che ognuno avverte a seconda di una sua particolare sensibilità e che tuttavia può ben ricreare in se stesso se riesce a leggere con un atteggiamento empatico l’ordito poetico tessuto da un certo autore.  La poesia infatti non è un fatto estetico (soltanto).

E dunque c’è dell’altro.  Ancora nel linguaggio, troviamo infatti una sapiente capacità di sintesi che si esprime in immagini e versi densi e insieme folgoranti, che esplodono in una moltitudine di allusioni e di significati veicolati da pochissime parole (ho sotto gli occhi ad esempio, a pagina 37:  "Senza pianto che recrimina / il domani in cui si ride / forte a banda larga".  Tre versi che valgono un intero discorso che non intendo qui sviluppare).  Questa è l’asciuttezza, che poi è rigorosa scelta del modo più efficace e semplice (e quindi elegante, secondo le teorie della comunicazione) per esprimere un pensiero e le sue emozioni.  Suggerirei: un evidente rigore nel creare delle regole per la sua scrittura e nell’osservarle, secondo una poetica ben articolata, creata su inclinazioni estetiche soggettive, ma che si lascia facilmente penetrare e giudicare.  E dunque si lascia criticare su basi in sé oggettive (il problema nella lettura di certi poeti infatti, è proprio quello di una difficoltà nell’argomentare sulla loro poesia a partire da elementi di criticità, proprio perché hanno elaborato una poetica troppo frammentaria e nello stesso tempo non sempre la osservano, non vi sono insomma fedeli: il tutto potrebbe  essere interpretato, esasperando questo atteggiamento, in coincidenza con il suo contrario – e quindi un niente di fatto).

Dietro questo uso del linguaggio devono per forza giocare un ruolo importantissimo alcuni fattori, primo fra tutti la frequentazione della poesia classica e contemporanea (sembrerebbe ovvio, ma giurerei che pochissimi sono i poeti cosiddetti "emergenti" che si degnano di leggere qualche verso che non siano i loro e, soprattutto, che si degnino di riflettervi e magari chiedersi il perché di un certo modo di scrivere piuttosto che un altro, le ragioni, insomma, di quella poesia).  Dunque è sul filo del confronto e della comunicazione che nasce la scelta di questa poetica, dentro un quadro di rigore disciplinare e metodologico – che non inibisce, come in modo facilone alcuni affermano, la manifestazione della propria genuinità, dei propri sentimenti, della propria psicologia, secondo una attesa di verità intersoggettiva che è insita in ogni attesa di comunicazione, ma che anzi la rende nuda e cruda, non nascosta dal velo ambiguo dei luoghi comuni cristallizzati nel linguaggio. Questa è la mia netta impressione.

Del Nuscis che conosciamo già, resta sempre quel fondo di forte eticità che caratterizza le tre pubblicazioni che egli ha dato alle stampe e che si concretizza in una poesia dove l’attenzione al messaggio, e quindi al pensiero poetico, è prioritaria rispetto ad ogni altro elemento formale.  Ma nel Nuscis di questo volume ci pare però di notare anche una forte vena di disincanto, che non è collera o disillusione o tristezza, ma una consapevolezza matura e serena di quanto di problematico egli afferma nei suoi contenuti: l’inadeguatezza della poesia stessa ad essere protagonista di un cambiamento, ad esempio, o la condizione di solitudine dell’essere umano alla quale da solo l’uomo si condanna, o anche la complicità nel convivere con l’ingiustizia su cui si fonda la convivenza civile.  Tutti aspetti che potrebbero indirizzarci nel ricercare una vena civile in questa poesia, che pure esiste e non è labile, ma che a mio avviso è ben integrata con il verso lirico (asciutto ma lirico!) dove l’io, il tu, il noi sono entità come proiettate al di fuori del tempo e dello spazio e della stessa storia.  Il mastice che lega insieme il pensiero poetico di Nuscis è infatti la presa di coscienza soggettiva che viene comunicata ad altre soggettività instaurando un dialogo che riguarda soprattutto la natura dell’uomo, la sua ontologia, non la sua storia.

Un’opera infine, che a mio avviso ha molto di inedito e di personale, che impedisce di accomunare l’autore a una particolare tendenza o fenomeno di massa.  Un’opera originale e ambiziosa che mi induce a ritenere che Gianni Nuscis sia una delle migliori promesse della poesia Sarda e, già da oggi, un poeta completo, molto riconoscibile, di indubbio talento.