Archive for ottobre 2008

Il nuovo che avanza…

halloween

 

Lunedì prossimo la prima puntata di "Venerabile Italia"

in onda su Odeon Tv.

Il ritorno di Licio Gelli ex Gran Maestro della Loggia P2.

 

PER NON DIMENTICARE 

E QUI

Un ottobre da ricordare…

corteo29settembre1

 

Vedi anche sul blog  La Poesia e lo spirito

La mobilitazione sociale nelle piazze d’Italia, in questi giorni, per protestare contro i provvedimenti governativi, costituisce una sfida e una speranza, un’occasione storica per i cittadini perché riflettano sul loro status di elettori e di irrinunciabili protagonisti, pur nei complessi meccanismi congiunturali, del cambiamento sociale, anche (o, forse, soprattutto) col silenzio e l’inazione. Essi rappresentano quella “base” a cui la politica e i sindacati non hanno mai dato dignità di interlocuzione, operando scelte quasi mai aderenti alla loro sensibilità e alle loro attese; e questo governo ne costituisce il massimo esempio, a dispregio dell’insistita e corale richiesta di rivedere scelte devastanti per il destino di molte persone. La forza immensa che si sta esprimendo anche trasversalmente, rispetto alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, non può spegnersi senza aver prodotto qualcosa; ma per lasciare traccia essa deve organizzarsi – subito – elaborando delle soluzioni migliorative a futura memoria sui grandi problemi dibattuti, dalla scuola alla giustizia, dall’ambiente all’informazione. Dovrebbe fare esattamente ciò che i partiti finora non hanno fatto: tenere conto della competenza e della saggezza di chi vive quotidianamente i problemi reali pagando spesso sulla propria pelle il prezzo di scelte politiche inavvedute; l’esito di questo ascolto – con ampio coinvolgimento sul territorio di cittadini sensibili e di esperti nei vari settori professionali – anche nella forma semplice di check list, con le cose che andrebbero conservate così come sono e quelle, invece, da cambiare, andrebbe infine consegnato alle forze politiche ed istituzionali locali e nazionali. Senza farsi illusioni, naturalmente, essendo quasi certo che le proposte resteranno inascoltate da questo governo schiacciasassi che ha già deciso tutto per tutti, anche se parla di dialogo e di confronto (cosa che finora non ha mai fatto); ma di questa epopea straordinaria, insisto a dire, non possono non documentarsi in qualche modo le istanze profonde, da rivolgere a chi vorrà ascoltarle, ora o poi.
Non è casuale quanto sta accadendo; abbiamo compreso in molti che urge un salto evolutivo nel concetto e nelle forme di una democrazia compiuta, attraverso il coinvolgimento ampio e organizzato dei cittadini, perché si trovino soluzioni condivise e durature allo stato di malessere e di esclusione che si avverte da decenni; chiodi sulla roccia che siano il superamento di ideologie e contrapposizioni, avendosi finalmente considerato, con equità, gli interessi di tutti e soprattutto dei più deboli
.  GN

I consigli del nonno…

studenti(6)

 

Riporto un’"intervista" a Francesco Cossiga riportata anche sul sito del Governo :

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?
«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…
«Nel senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

Maria Pia QUINTAVALLA “Selected Poems”

Guercino_La_mietitura

Guercino – "La mietitura"

Anche sul blog La Poesia e lo spirito

Un’antologia – da ànthos (fiore) e légein (raccogliere, scegliere) – è per un poeta occasione preziosa per guardare a ritroso sul suo cammino artistico; rivedendo quel secondo corpo cresciuto assieme al primo, fisico, materico, a cui è simile solo quando invecchia, con lui, nell’incedere lento e inesorabile degli anni, e dei suoi sapori e lacerti; ma che se ne distacca, talvolta, come in questo caso, per affermare un’identità e una fisionomia irriducibili al tempo, alle riletture, al mutare di gusti e di canoni; e si sceglie, dunque, salvando poco o molto del lavoro di anni, lasciando in ombra. 
Così ha preso forma il bellissimo florilegio di Maria Pia Quintavalla che ha radici nell’humus del passato ma le corolle protese verso l’alto, traendo da raccolte poetiche lontane e recenti a cominciare da Cantare semplice (1984), e fino agli inediti di China.
I Selected Poems, editi da Gradiva Publications, sono un’antologia bilingue in inglese e in italiano che sarà distribuita esclusivamente negli Stati Uniti a partire dal 21 ottobre p.v., acquistabile però anche dall’Italia. Ne proponiamo qui un estratto.  GN

*

 Da Cantare semplice, 1984

Nessuna lingua

Nessuna lingua umana mi darà ragione
sono come sono, senza sottane d’oro
né bianche che solleva il vento
ma appoggio il mento e gli occhi
su un momento.

*

Da Lettere giovani, 1990

Napoletana ballata

Preparati, corpo mio oggi ti porto
in viaggio
noi abbiamo il nostro est, è Milano
ma l’ovest è certamente Napoli.

L’aria nobile del mattino
palazzi come chiese sopra giardini.
Da viaggiatrice un giorno
tolsi un cipresso dal tuo cielo

quel cielo oggi rimane, si scende
alla prossima funicolare.
Giocavano pensieri dietro ai vetri
so come feci – tolsi

il cielo chiaro del mattino
dal suo mattino, presi il cipresso
dal suo cielo, c o s ì che lo conobbi
i muri cantavano le lodi.

Io lo conobbi
la Bellezza ci sciolse la testa –
nostri padroni furono le parole
si fecero unghie
da inverni e spostamenti.

Suonava una campanella all’orizzonte
dal basso tunnel promesse
calavano piccole ombre oro colore
dai balconi i vivi altrove

lo so come feci, il cielo chiaro
del mattino tolsi dal suo mattino
e il suo cipresso.

*

Da Le Moradas , 1996

Esiste la deliziosa

Esiste la deliziosa,
prossimità, non il perfetto amore.

E intanto
lunghi tragitti tratti
erosi da pianto, polvere
di sentieri assembrati angoli della mente che
stavano per sfollare e – sostano,
campi desertici
trasferimento, letto come strada
silenzio non ancora pace.

*

E la storia ripete

E la storia ripete
solitaria importanza, date e
date, stupita picchietta a morte

nel fortino sicuro della mente
lenti le svaniscono i domani
lodi ben tornite le sue mani.

C’è gloria nella storia nella
avvenuta avventura umana
con poche cose,

ora imparo
dal buio
il ri abbraccio.

*

Da Estranea (canzone), 2000 (1)

Canto X

Ma una di lei visione fotograffita e
ribaciata di balsamo e stazione
(così fiorì) nel mentre mondo

Acconsentendo, una canzone il figlio
di lì nacque si fece e fu
(ristette);

beneavuto dove luci,
rumori ombre attenuate accudiscono
assembrano assomigliano
fiorito là vivente e (soletto)
in forte casa lui lo stige in
un piccolo pensiero quello che le radici,
le più assise e belle.

E sola, (la vita sola) ricca di nuovo
solforata e stabile
(stagione) di campi e piane, di
mercati e bestie, modi che
a dirsi nuovi, padanamente
assisi intorno a centro piazza
acuta di memoria e annuvolata.

*

Da Corpus solum, 2002

Parmigiana

Tutti gli amori ti furono infelici perché ci credevi,
tutta vi aderivi, alle promesse
dell’essere – al suo centro, ti innamoravi della vita
del paradiso dalle palme lente e dolci
dell’amore improvviso nelle dita,
degli amanti napoletani della forza che
ti travolgeva ma di messi astrali, bianche
di una stella carnale

antiche passeggiate e dolci mani,
della vita sentivi lì la forza intatta infrangersi
stupita appartenente a corse, statue di gaggie
erano tonfi al cuore, desiderio e copule del mare.
Forti le braccia i baci le lusinghe,
per amore della vita che perdevi
e lenta nell’amore ti perdeva.

*

Da Album feriale, 2005 (2)

Da Che cosa hai fatto per il padre, figlia?

I)

“Ho sopportato le parole antiche
i bassi fondi dell’anima, ecco che cosa
ho sopportato lui, i detriti
un calcestruzzo mal digerito
le ingiuriate abrasioni dei no! quelle che
al collo gli uncinavano la voce, schiaffi
le blasfeme stigmate del male
(mentre crollavi e ai miei ginocchi
ti sostentavi)
cadevi e cadevi, più non ti fermavi
eri mille e mille atomi e scintille
di passioni ferite divenute calce viva
ma ancor prima questo e quello
neanche ti bastava,
impetravi impedivi le passioni dell’essere
all’aperto: di noi altre, le belle.”

…………………………………………

*

II)

Sta’ tranquilla ora, figlia, le rispose.
Tu sei di specie piccola
mansueta, che ricalca i solchi di sabbia
nel terreno e con le mani bisbiglia
parole strane come le bestemmie
e piange sangue dagli occhi,
come i santi e gli ebeti in sordina;
sii tranquilla, niente di tutta questa
morte ti avvicina.

Non è voce la tua che canti il male,
nella danza cannibale di fondo
quella pentola brucia da più secoli,
senza che al brodo corrisponda
la carne abbrustolita sembra
fuoco d’inferno, ma è impostura
specchio segreto di paura di tutti – e
di nessuno. Ha nome invidia, panico folle
abbandono di senno, non pietà e
paura, ancora e sempre stolida
paura che divide e fomenta, che tortura.

…………………………………………………..

*

Sezione inedita da China

I tuoi foulards

I tuoi foulards che da lontano apparivano turbanti,
con gli occhiali fumé spessi di miopia senza rimedio,
tu maestra di sottrazione di sé a se stessa,
così ti vedevamo icona negli antri dei portoni apparire
nei borghi degli inverni da intenso bianco.
Quei foulards ti vestivano come una madonnina,
castigando la purezza della fronte e il naso
ti infagottavano mamma, che più buona facevano,
ti proteggevano in realtà la testa dai dolori cervicali e
da altri fulmini che non celesti, potevano colpirti.

Cara madre dai foulards in pervinca azzurro
o rosa fucsia pallido, che in ampio nodo
incoronavano il tuo viso come un manto
regale come una Bernadette antica, e ti destinavano –
al sacrificio, o alla visione.
Foulards custoditi in collezione dai molteplici
colori: a tinta unita come li definivi,
o in fantasia di bianco e blu chanel alla moda
degli anni sessanta, a disegno geometrico
un poco futurista, e giovanile –
Foulards che regalavi spesso alle tue figlie in visita,
come tagli preziosi, quasi monili di tessuto.
Nel più privato regalandoli, aggiungevi assorta
mentre li deponevi sul nostro capo o al collo,
Tienilo, ma per questa volta, oppure
separandotene, beh, te lo regalo.

*

Maria Pia QUINTAVALLA
Selected Poems
Gradiva Publications (N.Y. 2008)(*)
$ 10,0

(*) Per i residenti in Italia, gli acquisti possono essere effettuati mediante
accredito bancario, a Banca popolare di Milano, Ag 437 C.C. n. 11128,
IBAN IT 47 D 0558439100 000000011128

Insieme all’ordine spedire ricevuta bancaria dell’accredito all’indirizzo
di: Gradiva, Pubblications, P.O. Box 831, Stony Brook, New York, 11790, USA

*

Biografia

Maria Pia Quintavalla è nata a Parma e vive a Milano.
Ha pubblicato Cantare semplice (Tam Tam 1984), Lettere giovani (Campanotto 1990), Il Cantare (Campanotto 1991), Le Moradas (Empiria 1996), Estranea (canzone) ( Piero Manni 2000, nota di Andrea Zanzotto ), Corpus solum, (Archivi del ‘900 2002), Album feriale (Archinto 2005).
Ha curato l’antologia “Donne in poesia”, tratta dall’omonimo festival (Presidenza Comune di Milano 1985, ristampa Campanotto 1988).
Ha vinto i premi: Tropea, Cittadella, Alghero Donna, Nosside, Gold winners Nosside, Marazza Borgomanero, Montano, Città S.Vito, Contini Bonacossi, Alto Ionio.
Finalista in cinquina al Premio Viareggio 2000.
Tradotta in lingua spagnola, tedesca, inglese, serbo-croata.
Cura seminari sulla lingua italiana presso diverse istituzioni, tra cui l’Università degli Studi di Milano.

*

(1) Dalla prefazione di Franco Loi ad Album feriale

“Tutti gli amori ti furono infelici perché ci credevi”, “Forti le braccia i baci le lusinghe / per amore della vita che perdevi / e lenta nell’amore ti perdeva”. E’ da qui che il poeta rivede le contraddizioni di un’esistenza e di un luogo amato e sofferto. Era corsa incontro alla vita e si è trovata disamorata – “lì menzogna e sorrisi, e raggi abbacinati / bianchi buchi morsi di seme vuoto”. Le sequenze su Parma sono amare e tuttavia amorose, lacerazioni dell’anima. Mi ricordano la cara indimenticabile Patrizia Vicinelli, le sue grida su Bologna e il suo disperato attaccamento alla città, i suoi suoni come gracidii di rane e offerte fioche di voci. Così, Maria Pia ricorda, pur tuttavia ritrovando sempre un filo di speranza, ché guardando una foto con la propria sorella sente rinascere il senso di sé e del proprio cammino.
……………
Un libro tormentato, questo di Maria Pia, un libro importante. Perché segna la sua volontà di guardare in faccia la realtà, di rivisitare il passato, di riaffrontare con amore la propria vicenda e i propri compagni di strada. E’ certo un libro di dolenza, ma anche di luce. Ci sono anche versi felici e sereni, e slanci di gioia. Il lavoro fatto su sé sta dando i suoi frutti: quella bambina è ancora viva, ricca di se stessa, resa più forte dalla poesia, pronta ad accettare di essere divenuta adulta. Come cita il brano di Gianni Celati messo a conforto del libro: “I corpi nella luce sentono il loro isolamento e vorrebbero scappare via come lepri. Ma scappare dove ?”. Forse Maria Pia ha deciso di non scappare più, di darsi luce attraverso la parola, di accettare quanto la vita le ha dato. Già l’accorata pietà con cui rammemora la madre e le braccia tese verso il padre ne sono un segno.

*

(2) Dalla prefazione di Andrea Zanzotto ad Estranea (canzone)

…Anche questo nuovo lavoro di Maria Pia Quintavalla nasce sotto il segno di un amore per “fratelli e sorelle che non presero la parola” e che popolano come ombre, ora dolci ora crudamente mute eppure carezzevoli: la sua poesia sembra appunto nascere da un coro cupo, sommerso, e pur sempre risolto in una voce, anzi in un “canto” impedito ma tenace. Ora è una Canzone (“estranea”) ma pur tuttavia capace di testimoniare la continuità di una vocazione e di riaffermare il netto profilarsi di un itinerario teso sempre più irresistibilmente verso una forma di terrena metafisica della poesia.
Partita da una appassionata e pure svagata perlustrazione o rammemorazione di una zona cubofuturista e insieme surrealista con connessioni nell’area della poesia italiana degli anni settanta, Quintavalla ci appare fin da subito con la sua grazia, con trapassi continui da forme di “gravitas” (la più massacrante) e di “levitas” (la più aperta a imprevedibilità soprattutto sintattiche). Ciò che sempre colpisce, poi, in questi che in generale sono frammenti, scaglie, rapide percezioni, indizi di “ragionamento” subito scartati o inibiti per essere ripresi in un diverso lampo, spunti di narratività improvvisamente dispersi, è la crudele freschezza, è una franca e delicata sensualità. Sono colori e paesi, sono allusioni ad esperienze di vita e di aggregazione comunitaria, a misteriose sorellanze: brillano un’infantilità e adolescenzialità in fiore condotte a confronti tra i più ardui, secondo vari tipi di percorso, e rimaste irrisolte negli animi, nuclei dolorosi eppure radiosi in cui l’emblematica personalità dell’autrice, pur nella progressiva maturazione, non cessa di riconoscersi, e di “perdersi”. Il tutto poi si proietta sullo sfondo di un possibile precipitare verso un mutismo da “caduta della linea”, eppure per certi aspetti quasi ludico, perché esorcizzato in un insieme di schermaglie sempre riflesso nella trasversalità, nella spericolata assonometria delle prospettive.
[…] Qui il dialogo con i poeti, tra vicinanze e contrasti, costituisce un momento fondante di una ricognizione sul fare poetico e sul suo manifestarsi in figure e modi diversissimi ma in qualche modo affini: si va dall’orizzonte russo del primo Novecento, in cui brillano le amatissime figure della Cvetaeva e di Mandel’stam e il nostro Ungaretti, alle dinamiche letterarie del secondo Novecento italiano, da Giudici, Bertolucci, Rosselli a Nadia Campana (tra fedeltà al canto e sua impossibilità).

AMBIENTE. Biodiversità, Desertificazione, Acqua, Cibo e Diritti Umani. “La carta di Sassari”

africa

“Biodiversità, Desertificazione, Acqua, Cibo e Diritti Umani.” Incontro internazionale. Sassari 18-19-20 settembre 2008

La Carta di Sassari, il documento – appello lanciato dalla studiosa indiana Vandana Shiva insieme a ricercatori ed esperti provenienti dalle università e accademie di tutto il mondo riuniti a Sassari lo scorso settembre, è stata pubblicata nella sua stesura definitiva. Nata dalle giornate di studio e discussione su Biodiversità, Desertificazione, Acqua, Cibo e Diritti Umani, promosse dalla Regione Sardegna in preparazione al Summit del G8 a La Maddalena, la Carta rappresenta l’appello ai governanti di tutto il mondo per una soluzione condivisa: “Dalla Sardegna, al centro del bacino Mediterraneo noi, come cittadini, studiosi e responsabili a livello decisionale, convenuti in Sassari per l’incontro internazionale su Biodiversità, Desertificazione, Acqua, Cibo e Diritti Umani, presentiamo questo appello al G-8, al G-15 ed ai cittadini consapevoli di tutto il mondo”.

Nel documento, l’accento viene posto sulla stretta relazione tra crisi ecologica e ingiustizie economiche, e il conseguente rischio di violenze e di minacce alla pace mondiale.
“I problemi della povertà e della discriminazione economica non possono venire affrontati senza porre la questione dell’equità nel contesto delle risorse naturali e dei beni naturali che sostengono la produzione”.
Altra interconnessione è quella tra i diritti dell’uomo e i diritti della natura, che necessitano di tutela anche giuridica. “Soltanto mediante il ripristino e la costante salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e alimentari e dell’atmosfera in quanto beni comuni, è possibile superare il spartiacque economico. E’ un dovere di tutti quello di conservare, di proteggere ed anche di ripartire in modo equo i beni della Terra e di assicurare i diritti umani, in modo che nessuno sia privato dell’acqua e del cibo”.
Di fronte a questa situazione di crisi del presente, gli scienziati di tutto il mondo lanciano un avvertimento sul futuro, che potrà essere assicurato solo compiendo scelte condivise:
“L’umanità è di fronte ad una scelta: può consentire l’aumento di instabilità e di dislivelli sociali, riducendo il problema della sicurezza ad una politica di esclusione, rendendo così sempre più rischioso il nostro futuro; oppure, possiamo lavorare insieme per la ripresa e sicurezza collettiva, partendo da una società individualistica verso una comunità globale, sulla base dei beni ambientali, in quanto patrimonio comune dell’umanità, e di una visione condivisa del nostro futuro”.

***

LA CARTA DI SASSARI
Sardegna, 20 settembre 2008
Per la Sicurezza nostra e di tutti in un mondo fragile e diviso
Biodiversità, cibo, acqua, clima e diritti umani nell’emergenza planetaria

Dalla Sardegna, al centro del bacino Mediterraneo noi, come cittadini, studiosi e responsabili a
livello decisionale, convenuti in Sassari per l’incontro internazionale su Biodiversità,
Desertificazione, Acqua, Cibo e Diritti Umani, presentiamo questo appello al G-8, al G-15 ed ai
cittadini consapevoli di tutto il mondo.

L’estinzione delle specie, il degrado e desertificazione della Terra, la disintegrazione del paesaggio e del territorio, le invasioni biologiche, la crescente scarsità di acqua ed alimenti e la crisi climatica, sono aspetti, indissolubilmente legati ed interconnessi, di un’emergenza planetaria. Tuttavia, i trattati e gli accordi internazionali e le politiche nazionali considerano questi come problemi singoli e separati.

L’interconnessione tra le crisi ecologiche è anche collegata alle crescenti differenze economiche all’interno delle nazioni e tra di esse, all’insorgere di conflitti e violenza che costituiscono una minaccia alla pace e alla giustizia globale.

Soltanto mediante il ripristino e la costante salvaguardia della biodiversità, delle risorse idriche e alimentari e dell’atmosfera in quanto beni comuni, è possibile superare il spartiacque economico. E’ un dovere di tutti quello di conservare, di proteggere ed anche di ripartire in modo equo i beni della Terra e di assicurare i diritti umani, in modo che nessuno sia privato dell’acqua e del cibo.

Assicurare il diritto agli alimenti ed all’acqua fa parte degli obbiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite (MDGs). Tuttavia, per la monopolizzazione dei beni comuni, i prezzi degli alimenti crescono, sia a causa della speculazione, sia a causa della diversione delle risorse alimentari per i biocarburanti, in quanto i combustibili fossili sono in progressivo esaurimento, e quindi gli obbiettivi degli MDGs diventano sempre meno raggiungibili per la comunità internazionale.

I problemi della povertà e della discriminazione economica non possono venire affrontati senza porre la questione dell’equità nel contesto delle risorse naturali e dei beni naturali che sostengono la produzione.

I fondamenti ecologici della giustizia economica diventano materia ancora più vitale in un periodo di instabilità e cambio climatici e, senza un’espansione massiccia delle energie rinnovabili, sicurezza climatica e giustizia diventano irraggiungibili. L’utilizzazione dell’energia solare ed eolica deve essere considerata alla stregua di un’attività agricola. La scelta erronea di energia nucleare e biocarburanti come energia pulita deve essere riconsiderata nel contesto dei grandi costi sociali ed ecologici che essa implica. L’instabilità climatica indotta dalle attività umane rende più vulnerabili proprio quelle comunità, che hanno la minore responsabilità dell’inquinamento atmosferico, scatenando ondate di profughi causate dai cambiamenti climatici.

L’agricoltura industriale globalizzata è tra i maggiori responsabili dell’emissione di gas serra e quindi la transizione verso sistemi ecologici di produzione alimentare su scala locale può essere d’aiuto per la mitigazione e l’adattamento al cambio climatico, assicurando i beni vitali e la sanità pubblica. Questo legame vitale tra bisogni alimentari e clima deve essere fatto presente alla prossima conferenza di Copenaghen sul Kyoto 2.

Diversità e resilienza sono componenti fondamentali per la mitigazione e l’adattamento al cambio climatico. Gli ecosistemi che accrescono la biodiversità autoctona e la resilienza possono essere considerati contemporaneamente sistemi che favoriscono l’accesso dei poveri alle risorse della Terra, ed aiutano a superare il divario economico, se mirati a risolvere l’emergenza globale. Gli intrinseci diritti delle piante, degli animali e degli ecosistemi devono essere riconosciuti e protetti come beni essenziali.

L’umanità è di fronte ad una scelta: può consentire l’aumento di instabilità e di dislivelli sociali, riducendo il problema della sicurezza ad una politica di esclusione, rendendo così sempre più rischioso il nostro futuro; oppure, possiamo lavorare insieme per la ripresa e sicurezza collettiva, partendo da una società individualistica verso una comunità globale, sulla base dei beni ambientali, in quanto patrimonio comune dell’umanità, e di una visione condivisa del nostro futuro.

THE SASSARI CHARTER
Sardinia, 20 September 2008
Our Common Security in a Fragile and Divided World
Biodiversity, food, water, climate and human rights in a planetary emergency

From Sardinia in the Mediterranean basin, we citizens, scientists and decision makers who
met at the international meeting on Biodiversity, Desertification, Water, Food and Human Rights in Sassari, make a call to the G-8 and G-15 and to the concerned citizens of the world.

The extinction of species, land degradation and desertification, the disintegration of landscapes and territories, biological invasions, the growing water and food shortages and the climate crisis are inextricably linked and interconnected aspects of a planetary emergency.
However, most international agreements and negotiations as well as national policies treat these as separate and individual issues.

The interconnectedness of the ecological crises is also related to the growing economic inequality within and among nations, the rise in conflicts and violence and the threat to global peace and justice.

Only with the restoration and continued protection of biodiversity, water, food systems and the atmosphere as the commons can the economic divide be overcome. There is a common duty to conserve and protect, as well as to share the earth’s bounties to assure basic human rights so that no one is deprived of water or food.

Ensuring the right to food and water is part of the UN Millenium Development Goals (MDGs). However, as common resources become monopolised, food prices increase due to speculation and diversion of food crops to biofuels as fossil fuels are depleted, and these goals become progressively less attainable by the international community.

Issues of poverty and economic exclusion cannot be addressed without addressing issues of equity in the context of natural resources and nature’s gifts on which all production rests.

The ecological foundations of economic justice become even more vital in a period of climate chaos and climatic change. Without a massive expansion of renewable energy, climate security and justice are unattainable. Cultivating sun and wind energy needs to be seen as an agricultural activity. The misguided focus on nuclear energy and biofuels as clean energy needs to be re-evaluated in the context of large ecological and social costs. The humaninduced destabilization of the climate leaves most vulnerable those communities that have done least to pollute the atmosphere creating waves of climate change refugees.

Industrial globalized agriculture is a major contributor of greenhouse gases and a transition to ecological local food systems can help mitigate and adapt to climate change while securing livelihoods and promoting public health. This vital link between food and climate must be addressed at the Kyoto 2 Copenhagen conference.

Diversity and resilience are vital aspects for mitigation and adaptation to climate change. Systems that increase indigenous diversity and resilience can also be systems that increase the access of the poor to the earth’s resources and help overcome the economic divide while addressing the planetary emergency. The intrinsic rights of plants, animals and ecosystems must be recognised in order to protect the commons.

Humanity can either allow the instability and divides to deepen, reducing the notion of security to a policy of exclusion, rendering our very future at risk. Or we can collectively build our common resilience and security, from the individual to the global community, on the basis of nature’s commons as heritage of humanity and a shared vision for our common future.

(Dal sito di Renato Soru )

La cronaca delle tre giornate:

1° giorno a 
1° giorno b

2° giorno
3° giorno 

Il nuovo che avanza…

halloween

Lunedì prossimo la prima puntata di “Venerabile Italia”

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Il ritorno di Licio Gelli ex Gran Maestro della Loggia P2.

PER NON DIMENTICARE 

E QUI

Un ottobre da ricordare…

corteo29settembre1

Vedi anche sul blog  La Poesia e lo spirito

La mobilitazione sociale nelle piazze d’Italia, in questi giorni, per protestare contro i provvedimenti governativi, costituisce una sfida e una speranza, un’occasione storica per i cittadini perché riflettano sul loro status di elettori e di irrinunciabili protagonisti, pur nei complessi meccanismi congiunturali, del cambiamento sociale, anche (o, forse, soprattutto) col silenzio e l’inazione. Essi rappresentano quella “base” a cui la politica e i sindacati non hanno mai dato dignità di interlocuzione, operando scelte quasi mai aderenti alla loro sensibilità e alle loro attese; e questo governo ne costituisce il massimo esempio, a dispregio dell’insistita e corale richiesta di rivedere scelte devastanti per il destino di molte persone. La forza immensa che si sta esprimendo anche trasversalmente, rispetto alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, non può spegnersi senza aver prodotto qualcosa; ma per lasciare traccia essa deve organizzarsi – subito – elaborando delle soluzioni migliorative a futura memoria sui grandi problemi dibattuti, dalla scuola alla giustizia, dall’ambiente all’informazione. Dovrebbe fare esattamente ciò che i partiti finora non hanno fatto: tenere conto della competenza e della saggezza di chi vive quotidianamente i problemi reali pagando spesso sulla propria pelle il prezzo di scelte politiche inavvedute; l’esito di questo ascolto – con ampio coinvolgimento sul territorio di cittadini sensibili e di esperti nei vari settori professionali – anche nella forma semplice di check list, con le cose che andrebbero conservate così come sono e quelle, invece, da cambiare, andrebbe infine consegnato alle forze politiche ed istituzionali locali e nazionali. Senza farsi illusioni, naturalmente, essendo quasi certo che le proposte resteranno inascoltate da questo governo schiacciasassi che ha già deciso tutto per tutti, anche se parla di dialogo e di confronto (cosa che finora non ha mai fatto); ma di questa epopea straordinaria, insisto a dire, non possono non documentarsi in qualche modo le istanze profonde, da rivolgere a chi vorrà ascoltarle, ora o poi.
Non è casuale quanto sta accadendo; abbiamo compreso in molti che urge un salto evolutivo nel concetto e nelle forme di una democrazia compiuta, attraverso il coinvolgimento ampio e organizzato dei cittadini, perché si trovino soluzioni condivise e durature allo stato di malessere e di esclusione che si avverte da decenni; chiodi sulla roccia che siano il superamento di ideologie e contrapposizioni, avendosi finalmente considerato, con equità, gli interessi di tutti e soprattutto dei più deboli
.  GN

"Teatro naturale" di Ivan FEDELI

 

 

 

 

 

Dal balcone

Amava il vento e i giorni a cielo pieno    Attilia stesi i panni sul balcone
e voci che conosci dalla faccia    di sotto tutte insieme a fare razza.
“Invento una canzone e poi la canto    per chi si spinge avanti scomparendo;
in alto si sta meglio, vedi il mondo,    un pezzo sempre in forse d’orizzonte.
Chissà quando si arriva dopo al punto”.    Chiamava i nomi a caso per capire
se c’erano gli sguardi coi capelli    o un popolo di piedi lì a morire
in cerca di una pioggia per gli ombrelli.    “Le vedi teste e scarpe in una gara
a scomparire in fretta, darsi al niente:    la donna con il seno ben rifatto
felice della nuova permanente,    il vigile in divisa, la paletta,
il giovane di un tempo in bicicletta.    La vita ben compressa in un istante”:
lanciava fogli scritti a penna rossa    con frasi un po’ d’amore dei poeti
sperando che qualcuno le leggesse    o almeno le appendesse alla parete
“per ricordarsi di essere passati    da questa strada che non ha padrone.
Non vale che un momento, l’emozione.    Per me, voli di rondini e aquiloni
pazienti nell’attesa di planare.    Importa immaginare almeno un sole,
trovare l’anestetico al dolore”.    E ripassava i luoghi dell’infanzia,
i tetti conosciuti e gli altri all’ombra    attenta a calcolare la distanza
tra quello che è ormai stato e ciò che sembra.    “E ritrovarsi almeno nell’odore
di pelle e di cucina della nonna;    soltanto per morire ma di meno,
resistere alla corsa verso il nulla.    Il bruco nel pensiero è già farfalla”.
Si sbilanciava come a salutare    lampioni e passeggini nella folla
sperando sconfiggessero la nebbia    che chiude cuori e cose in una gabbia.
La sera, lo si sa, non indietreggia.

*

L’onore del marinaio

‘Norato combatteva la sua guerra    con l’oleandro in fiore e la marina
non quella del trentotto ma più a terra    la patria pedonale dei vicini
e cani lì a varcare la frontiera    del povero giardino sulla sera.
“La gamba gliel’ho data al colonnello    nel buio aprile del quarantaquattro
a pattugliare un orizzonte spento    adesso conto i gatti e non ci sento
se chiamano a marciare per il fronte.    Rispondo un sì comandi solo al mondo”.
Eppure si levava quel berretto    da uomo di parola e un po’ di mare
“lo faccio per rispetto delle suore,    mi invitano a cantare e sembra brutto
che nato da tenore adesso invecchio    in cerca di maestrale e di buon letto”.
Aveva una sua bussola a orologio    e l’ago a dare il nord col cielo grigio,
la rotta verso il sole quando invece    venivano giù i giorni a piena luce.
“Questione di spostare il baricentro    su qualche parallelo sotto casa,
la vita va a millimetri e si sposta    secondo i movimenti della costa.
Nessuno mai ci pensa che s’arresta”.    S’armava di se stesso e del bastone
per dare un senso ai vecchi marciapiedi    che portano alla piazza e alla stazione
“almeno vedo i treni e le persone    partire coi bagagli e coi saluti,
poi chiedo cartoline ma firmate    da quelli che davvero sono andati.
Le metto in fila tutte con le date    e in ordine alfabetico per nome.
Mi dicono del tempo che rimane”.    E s’appoggiava al suo dialetto mite
di recluta in licenza da domani    credendo che resiste il reggimento
ai colpi della sorte e alla fatica    di chi s’arrende e non si dà per vinto
perché si sa che dopo cambia il vento.    Così stava di guardia e attento al cambio,
lo sguardo ti guardava, sorridendo.

*

(Angelo della polis)

Proteggici dai codici fiscali,    dai mutui con le banche dagli occhiali
firmati dia cinesi dai polacchi    dal fumo che si spinge dentro gli occhi.
Dal se condizionale e dal millennio    dai santi e dai profeti ad esportare
il credo democratico e la fede.    Preservaci da chi qui troppo ride
da quelli che già piangono a comando    pensando ad arrivare fino in fondo
al video esistenziale che è poi il mondo.    Ridonaci uno sguardo per vedere
il popolo minore sulla scena    in coda per l’affitto le bollette
attento a non barare se il tressette    ha un giro sfortunato e perdi tutto
e dopo ci si trova a mezzo tetto.    Aiutaci dal vento esponenziale
che cresce con le accise con i bolli    magari ci si crede al bene e al male
chissà quale lozione per capelli    ha fatto sì un miracolo un prodigio
ed il colore azzurro tende al grigio    del cielo che fa il cielo per i buoni
cattivi siamo tanti e all’occasione    rubiamo caramelle e congiuntivi
importa qualche volta dirsi vivi    tra previsioni meteo e poeti
che marcano un po’ visita i malati.    Riportaci a una stella popolare
di quelle che ti brillano la sera    e oscurano le antenne coi canali
le connessioni in rete date in prova.    Ed allontana il tre per due del mondo
il prozac già prescritto a tutto tondo    buttato giù a preghiera contro il Caso
che venga un altro agosto non piovoso.    Infine dona nobis pacem hodie
lasciando quasi intatto ciò che c’è    in questo tratto di una terra sbieca
tu arcangelo dei nomi tu profeta    tu piede che non muove mai alla cieca.

*

 

teatro-naturale1

Ivan FEDELI
Teatro naturale
Puntoacapo Editrice (Novi Ligure, 2008)

Il libro dei doni – Capitolo IV, 1

libro dei doni

 

Alcune mie poesie fanno parte

de Il libro dei doni – Capitolo IV, 1 

all’interno del blog di Francesco Marotta

"La memoria del tempo sospeso"

Un grazie infinito a Francesco!

Roberto CECCARINI, “Giorni manomessi”

giorni manomessi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da La guerra sparitai giorni manomessi


dopo i passi dei morti
l’orologio dei vivi turnò
all’ora stabilita

i vivi cercano i morti
nelle loro stanze senza civico
ascoltando la voce della memoria,
gli annodano le braccia intorno
credono che ogni cosa
non abbia fine,
sia eterna (e atroce)
come la storia. 

1945 festa al castello

c’eravamo cascati dentro. c’eravamo cascati tutti.
come se fino allora non fosse esistita la notte.
c’eravamo dentro fino al collo. e ballavamo,
come in mezzo a un banco di nebbia,
senza musica, ad occhi chiusi, sospesi quasi.
difesi dalla nebbia, lontano dagli spari,
dalla guerra, dalla fame dei protocolli.

*

Da Collezione privataappunti

mi chiedo:
in quale fermata ti sarai fermata,
in quale sezione del giorno sarai sparita.
se sono ancora appeso al tuo fazzoletto
spiegato,
a sventolare.

accade allora di vederti sul divano,
oggetto tra gli oggetti della casa.
proiettata verso spazi interni
a grattare solitudini interiori.

poi mordi un labbro, silenziosa
strappi la crosta del pane come se fosse
pelle e non vedi carrellare le nostre figure,
addestrate ad andare lontano, a segnare

tutto il confine.

*

le stanze nude, precise.
non hai di me che un cielo
accovacciato, chiuso in sé,
un uomo neutro, limpido.
le scale portano giù,
verso l’orlo sottile dell’autunno.
nel cielo, un fanale reale
riflette, sbadiglia, sogna…
pesa questa presa di coscienza;
arrovella, smunge. io, te, lo stridere
delle letture mute. chiedo parole,
trappole, suppellettili. nell’occhio,
il vuoto provvisorio, di giorni manomessi.

*

Da Consuntivazioni – (interni)

così non sostano più negli occhi le cose,
come facevano quando eravamo giovani.
si spostano velocemente, come se
non fossimo più presenti in questo
bicchiere di vita lasciato a metà.

*

è di questo che ti volevo parlare:
di come il tempo serri le fila,
cataloghi i tempi morti,
li metta ad essiccare sul davanzale
materno, mentre tu stendi memorie
ad asciugare e bambini
lievitano come soli estivi,
allargati sul bagnasciuga. e sentire
gli anni, sentirli tutti:
il fruscio, il salto più in basso,
la voce rauca che scèma,
chi trema dietro la porta
e che importa se tutto tace,
quando viene sera
e il sole affoga
e nessuno accorre.

*

cos’è che fugge
quest’opera di Dio capovolta
a cavalcioni sull’esterno. ora che
l’aria passa tra costola e manica.c
chiedimi se sono io che chiedo o lui
che tende a difendere la sua libertà
di deambulare, libero, “di soglia in soglia”.

*

nella cucina magra
bicchieri vuoti, fondi,
parole latitanti, irreperibili.
pensieri, tracce, sguardi
aggrappati ad un altro
mattino teso, contratto.
oltre questo gelo, preme
da fuori la strada
che sbianca, sbanda.
sotto ruote taglienti
le neve ultima langue.
sul fuoco,
la caffettiera ondeggia.

*

viene il tempo di lasciare,
di sparire tra le stanze taciturne,
quando tutto ormai dorme
e la luna sorveglia la casa.

*

Da Liturgie

tutti i giorni, tutti i santi giorni
a contare i passi che ci dividono
uno, due, tre… a inclinare l’occhio
che s’abbevera nell’occhio altrui,
a scriversi sulla pelle ogni cosa
invocandola come santo slogan.

tutti i giorni, tutti i santi giorni
a cercare un aprile per fargli l’orlo,
esprimere un pensiero, qualunque
esso sia (viaggiare liberi).

tutti i giorni , tutti i santi giorni
a osannare la parola che scava,
che scava e rincuora. e libera,
soprattutto libera.

tutti i santi giorni a partorire un albero
nella sua fiera interezza, ad innaffiarlo,
a schiacciarlo fra terra e cielo.

tutti i giorni tutti i santi giorni
a rincorrerci presi dalle geometrie dei vicoli.
a salvarci passo dopo passo

a non guardare il breve volo
d’uomo che impera e buca
l’altro, in ogni suo scampolo.

*

Roberto CECCARINI
Giorni manomessi
L’arcolaio 2008
Prefazione di Giacomo Cerrai

*

Roberto Ceccarini è nato a latina nel 1967, dove tutt’ora vive. Lavora nell’area delle risorse umane di una società chimica farmaceutica. E’ presente in alcune antologie poetiche, tra le quali “Il segreto delle fragole 2008”, Lietocolle Editore, e “Vicino alle nubi sulla montagna crollata”, Campanotto Editore.
E’ gestore del blog poetico “Oboesommerso” (
www.oboesommerso.splinder.com ), all’interno del quale cura il “progetto lettura”.