“Se varie voci parlano in un sogno,
o nelle stanze del reale mondo,
io non so, ma so che dentro ogni sogno
ci sono stanze che sembrano le nostre,
e con persone che sembriamo noi
dialoghiamo, delusi da batoste,
dal prima in cui riandiamo al nostro poi,
sbigottendo delle vie posposte,
di tutto quanto è andato via con noi…”
“Come Rodolfi, dentro una mansarda,
parliamo in rima con gli amici e basta,
mentre Mimì cucina giù per noi,
perché di cibi e vini si riarda,
un’altra sera, e di quegli ideali,
che questo tempo fesso ha reso nani…”
“Sì, ognuno muore, il popolo, rimane,
e più d’alcuni in molti resta il canto,
se le voci dei bardi sono il palpito
di quel cuore indiviso e popolare!…”
“Le cene se ne vanno avanti, in presto,
così che molte voci fanno cori,
e ognuno si riprova al dire onesto…”
“Noi, trovatori di pace e d’amore…”
“Noi, trovatori di noi cercatori…”
“Per quel lontano e bello nostro mare…”
*
“Increduli d’esistere, mortali,
i piedi e queste mani svaniranno,
questo volto, che fu dei nostri avi,
tra miliardi di vite che verranno
e miliardi di volti sparsi e vani,
sarà stato nostro doppio e nostro affanno!…”
“Saremo stati vivi esseri umani!…”
“Pietà, per gli scorretti e gli anormali,
che vissero sepolti nelle case,
le cavie di normalità bestiali
consegnate dal padre e dalla madre,
per chi sciupa i mattini nelle brame
segrete, celebrate nelle tane…”
“Voi, come il gran Villon degli impiccati,
per il Dioniso dei disadattati,
pietà per voi e gli altri ossessi abbiate…”
“Ecco l’augurio, a tutti i dissociati,
che vivono l’azione come un’asma,
lavoro e pigrizia vinca il fantasma!…”
“Voi, perdonate il rito di chi langue,
corpi, che senza amore vi restate,
come colui che senza voi si piange…”
“Amore, tu più puro d’ogni amore,
perdona il peccato di questo cuore…”
*
“Ora, anche mio padre è storia, se il modo
che ha di mutarsi in storia natura, è morire…”
“Questa, è la prima estate che non vive…”
“Ogni sera, non gode dell’aria, del verde
giardino, non sta più curvo o accoccolato
nelle aiuole dell’orto di confine,
non annaffia più i solchi dei pomodori,
le docili e dritte schiere degli ortaggi,
non rimanda più la sua voce il saluto
alla meridionale, l’offerta dei doni
vegetali, dei frutti dolci di stagione,
coronati dalla più bella rosa…”
“In questa arsura di lunga afa, corrosa,
ma dove finalmente, a singhiozzi, piove,
il vetro, bagnato dalla luce finale dei raggi,
trema dei tuoni rotolanti e sparsi,
e già alle sette ormai va via il giorno,
più malinconico alla fine dell’estate… ritorno
là, dove è ora, e dove è scritto: “e Gesù disse:
-Passiamo all’altra riva” – la parola
ultima, che non leggevo, mi ha inchiodato,
scostando i fiori, il senso arrivato
fin qui, oltre ogni storia e ogni costa,
in postuma e cristiana risposta, a questa via,
che il mistero non rifiuta e non declina…”
“Padre di poesia e d’esperienza,
se ti ha portato via questa tempesta,
è voler dirti ancora sulla tomba
che sei la stessa e viva mia coscienza,
ammonendo col lavoro e la pazienza…
E sempre sul sentiero di montagna,
lì, tra gli abeti trafitti dall’alba,
la tua figura chiara m’accompagna…”
“Erano quelle gite il paradiso
terrestre, dei villeggianti per funghi,
e si sentiva il respiro condiviso…”
“Sempre ritorna questa mente ai lunghi
giorni dell’infanzia, in cui si viveva
senza saper di viver la mancanza
della vita, nella bella speranza…”
*
“Oh, tu lo sai che c’è, da qualche parte,
un corto molo di legno, sul mare,
e lì sei vecchio, e fumi, alle tue carte…”
“Scrivi, su una sediola, e stai a guardare
la lastra incandescente del Mar d’Arte,
che nel bagliore del tramonto appare…”
“Dal sole a te, una spada d’oro riarde,
come quel giorno che la morte, in parte,
si fece calda di ciò che rinasce…”
“E siamo noi, in quel barbaglio, e chi parte,
l’acqua, sorella della luce in fasce,
che nel finire brucia più del sole…”
“Il tempo riparte dal nostro cuore…”
“In una ballerina, poi, si sfalda
la spada d’oro fuso, che si muove…”
“Negli occhi chiusi rimane la danza…”
“Noi ce ne andiamo verso un oltremare…”
“Non aver come dio solo il linguaggio…”
“Il libro resta qua, salpa il cantare…”
“Scribi, la religione del linguaggio è niente,
se Ignoto e Nuovo più nega alla mente,
se Ignoto e Nuovo più cela alla gente…”
“IN FONDO ALL’IGNOTO, PER TROVARE
IL NUOVO!…”
“per quel lontano, che sarà sempre in te…”
“Trovatori” – Gianni D’ELIA
Einaudi, 2007